Il reportage della morte del duce attraverso le testimonianze ed i diari di Luigi Canali, alias il “capitano Neri”.
Il reportage della morte del duce attraverso le testimonianze ed i diari di Luigi Canali, alias il “capitano Neri”.
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La storia che stiamo per raccontare trae spunto dalle confidenze di Antonio Neri intimo amico di Luigi Canali, poi divenuto con la Resistenza il capitano Neri. questo nome “Neri” scelto in omaggio per l’appunto al suo caro amico Antonio Neri col quale erano stati insieme in Russia durante la tragica spedizione italiana.
Ecco, è emerso dopo 80 anni dai fatti un frammento del diario di Neri relativo a quei giorni della presenza di Mussolini a Como e poi a Dongo – in pratica sono i giorni tra il 25 aprile e il 30 aprile 1945 -.
Le informazioni sulle quali baserò questo mio racconto sono state scritte in relazione a quei giorni. Una traccia che vorrei dare per seguirmi nel ragionamento e che sarebbe bene tener presente è che Mussolini ha perso due grandi battaglie o conflitti psicologici:
il primo, nel 1940, quando viene indotto ad entrare in guerra ed avrebbe potuto non farlo perché non lo voleva la Germania e tantomeno gli Stati Uniti, l’Inghilterra e la Francia che, anzi, gli avevano promesso mari e monti, gli promettevano territori e prestigio.
Roosevelt scrisse nella seconda metà di maggio per dissuadere Mussolini dall’entrata in guerra tre lettere in una di queste affermava “Io ti garantisco come presidente degli Stati Uniti che potrai sedere al tavolo della Pace come un paese belligerante pur non avendo fatto la guerra e ti garantisco che gli Stati Uniti sosterranno la guerra degli anglo-francesi.
Quindi Mussolini era informato. Comunque sia lui fa parte di quella schiera di capi di Stato che, partendo da Napoleone III, dichiarano guerra per perderla; anzi spesso se ci fate caso nella storia delle guerre sono proprio i paesi che dichiarano guerra che poi la perdono. Perché c’è un contesto tale per cui c’è un confronto di intelligenza sottili per cui vince quella più sottile.
Quindi, Mussolini ha perso la prima guerra psicologica entrando in guerra, poi ha perso la seconda però personale in questo caso lasciandosi attrarre in quel cappio che è il lago di Como. Avete visto come era la strada piena di gallerie scavate con lo scalpello dove ci passava a malapena un’automobile. Dunque, che sorte poteva avere un uomo che si andava ad infilare in quel contesto? Mussolini ci è andato.
Possiamo dire che risale al 4 gennaio 1944 la prima dichiarazione ufficiale di condanna a morte nei confronti dell’ex Duce emessa dal Comintern e comunicata al popolo italiano da Palmiro Togliatti attraverso i microfono di Radio Milano Libertà che trasmetteva allora da Mosca. Il Comintern, peraltro, si assumeva l’incarico della sua esecuzione.
In qualche modo avviene proprio questo perché molti partigiani presenti nella zona del Dongo, Como e Giulino di Mezzegra erano partigiani della 52a Brigata Garibaldi di estrazione comunista, per cui in qualche maniera viene eseguita questa sentenza del Comintern.
Ma perché Stalin vuole la morte di Mussolini? Di solito i capi di Stato non vogliono la morte dell’altro Capo di Stato per una ragione di metodo. Beh, in effetti, c’erano dei motivi. Anche per Stalin Mussolini era un problema come testimone perché Mussolini aveva cercato sempre di indurre Hitler a condurre un armistizio con l’Unione Sovietica. Tentativo e induzione che riesce a far sì che nel giugno del 1943 Ribbentrop – che ha firmato con Molotov il famoso “patto” a fine agosto del ’39 – si incontrano vicino Odessa e in quel mese di giugno si incontrano per ben tre volte.
Ora, ancora non viene combattuta la battaglia di Kursk vinta dai russi, ma allora non si sa sapeva come sarebbe andata a finire, anche perché le forze corazzate tedesche rifornite nuovamente erano equiparabili a quelle russe per cui appariva uno scontro alla pari per cui non faceva ancora presagire chi dei due alla fine l’avrebbe spuntata. Dunque, la possibilità era un’armistizio per non continuare la guerra.
Stalin disse “si ci sto, però dobbiamo tornare alla frontiera del 1939”. Hitler, non fidandosi di leader sovietico, non accettò per cui la guerra continuò. Ma questo problema della necessità di condurre un armistizio era un problema che era rimasto sul tappeto perché l’Unione Sovietica ancora non riceveva la massa delle forze sia belliche come carri armati, come rifornimenti ed altro, dagli Stati Uniti come gli era stato promesso nel momento si è esteso il conflitto bellico, per cui accade che, verso la fine del ’43, si assiste all’ultimo tentativo da parte di Stalin di porre fine al conflitto che, purtroppo, fallisce.
Ecco che non è un caso che all’inizio dell’anno nuovo viene emesso questo decreto di morte nei confronti di colui che appariva ai suoi occhi il peggior o migliore testimone di questa vicenda, ovvero Mussolini.
Questi gli interessi sovietici che decretarono la soppressione del Duce. Ma vediamo adesso quali erano quelli inglesi. Da giugno del ’44, nel momento in cui si vede che le forze sovietiche dilagano verso l’occidente, inizia il terrore del capitalismo occidentale verso un possibile epilogo sovietico, bolscevico. Fatto sta che dalla testimonianza del giornalista Amicucci, pare che Mussolini, nel giugno del ’44, guidando da solo una topolina insieme a Carradori, forse anche con Barracu, si incontrò a Porto Ceresio (in provincia di Varese) perché anche gli incontri successivi avverranno presso le basi della Decima Mas sul Lago d’Iseo e sul Lago Maggiore.
Ecco, da giugno del ’44 in poi, ci saranno incontri da parte di ufficiali di alto grado delle forze armate alleate, tedesche e anche della RSI in queste basi della Decima MAS nelle quali era presente il principe Valerio Borghese e la moglie di lui Olga Pavlovna Šuvalova – russa di origini tedesche – che faceva la traduttrice. Questo ménage che appariva molto promettente, fu ad un certo punto bloccato da Roosevelt che alla fine di dicembre decise che non voleva tradire Stalin. L’ultimo incontro, diciamo con questo tentativo di capovolgere il fronte, avvenne agli inizi di gennaio del ’44 e poi chiuso definitivamente. Però, intanto, erano stati redatti dei verbali, prodotti dei testimoni, dei documenti che nel caso in cui si fosse celebrato un processo nei confronti di Mussolini costui certamente li avrebbe adoperati nel tentativo di scagionarsi dalle accuse. Dunque, come si può constatare, vi erano in gioco degli interessi concreti di natura politico-strategica che, sebbene quasi all’ultimo momento, consigliarono a quel punto la soppressione di Mussolini.
Questo e tanto altro in questo accurato reportage che vi invitiamo a seguire.
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© Enzo Antonio Cicchino, 2022
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