Documenti attorno alla delazione nella Seconda Edizione del libro scritto da Giovanni Preziosi “La rete segreta di Palatucci”. L’arresto e la controversia sul salvataggio degli ebrei.
Documenti attorno alla delazione nella Seconda Edizione del libro scritto da Giovanni Preziosi “La rete segreta di Palatucci”. L’arresto e la controversia sul salvataggio degli ebrei.
Getting your Trinity Audio player ready...
|
Qui di seguito il mio articolo sulla seconda edizione del mio libro “La rete segreta di Palatucci”, che ho recentemente dato alle stampe, pubblicato ieri nelle pagine culturali del quotidiano della S. Sede “L’Osservatore Romano”.
Buona lettura!
Nel corso di questi ultimi anni molto è stato scritto sull’ex reggente della questura di Fiume, Giovanni Palatucci, che, in un batter d’occhio, da “Giusto tra le Nazioni” e salvatore degli ebrei fu trasformato in un oscuro funzionario e zelante persecutore che non esitò a collaborare attivamente con i nazifascisti applicando scrupolosamente la legislazione antisemita.
Per tentare di sciogliere questo enigma che da alcuni anni ruota intorno al giovane poliziotto irpino e dare una risposta a queste gravi accuse, facciamo un passo indietro e fermiamo le lancette della storia a quel 13 settembre 1944 allorché, com’è ormai tristemente noto, una pattuglia della polizia di sicurezza nazista di Fiume fece irruzione nell’appartamento del giovane reggente della questura, in Via Pomerio al civico 29. Dopo aver perlustrato da cima a fondo ogni angolo della casa alla disperata ricerca di qualcosa di compromettente che potesse incastrarlo, lo arrestarono e lo condussero nel carcere Coroneo di Trieste, dove rimase per circa quaranta giorni, con l’accusa formale di «aver mantenuto contatti col servizio informativo nemico».
A distanza di anni, dopo aver compulsato alcuni documenti finora inediti finalmente, siamo riusciti a dare un nome ed un volto all’ambiguo personaggio che faceva il doppio gioco comunicando alle autorità tedesche quanto accadeva quotidianamente all’interno della questura. Si trattava del Vice-commissario Emilio Filippi il quale, neanche a farlo apposta, abitava proprio in Via Pomerio, per la precisione al civico 23, in un appartamento sottratto furtivamente ad una famiglia ebrea proprio a due passi dall’abitazione di Palatucci, cosicché aveva l’opportunità di sorvegliare ogni suo movimento e tenere costantemente informato il Comando di Polizia delle SS e la Sicherheitspolizei del famigerato capitano Schlünzen.
Difatti, subito dopo l’arresto di Palatucci, il 25 settembre 1944, su disposizione del Capo della Provincia Spalatin, il commissario Giuseppe Hamerl aveva assunto la direzione della questura nominando capo di Gabinetto proprio Filippi che, tra l’altro, come rivelò in seguito il commissario Mario Battilomo alla commissione jugoslava di epurazione, «a quel tempo, manten[eva] anche i contatti con [l’Hauptsturmführer Heinrich] Schlünzen, il capo dell’SD di Fiume» per l’appunto.
In una circostanziata relazione stilata dalla Commissione cittadina jugoslava di epurazione per l’accertamento dei crimini di guerra degli occupanti e dei loro collaboratori, l’estensore ci svela dettagliatamente il profilo del delatore di Palatucci. In questa relazione apprendiamo che Filippi era
Sembra del tutto evidente che in quel clima arroventato da veleni e sospetti il vicecommissario Filippi, con la complicità di alcuni «suoi agenti (ausiliari) più fedeli», dopo aver annotato nel suo “memoriale” particolari compromettenti sull’operato di Palatucci, alla fine riuscì a trovare il modo come incastrarlo accusandolo alle autorità tedesche di aver commesso delle irregolarità nel rilascio dei passaporti al punto da indurle a disporre il suo immediato arresto. Difatti, il 24 settembre 1944, giusto due settimane dopo, il commissario Battilomo scriveva nel suo diario che, il giorno precedente, si era recato «in Questura e verso le 11 […proprio] nell’ufficio di Filippi [… aveva] appreso da [lui] parecchie cose interessanti» convincendolo a consegnargli una «copia del suo memoriale» in cui appuntava meticolosamente ogni dettaglio delle indagini condotte dal reparto di Polizia Politica e di tutto ciò che accadeva in questura. Non è da escludere, pertanto, che tra queste pagine avesse trascritto anche i particolari che condussero all’arresto del reggente della questura di Fiume.
Difatti, tutte le pratiche che riguardavano gli stranieri che risiedevano o transitavano nella provincia di Fiu-me passavano sulla scrivania di Palatucci considerato che, proprio all’Ufficio Stranieri, tra le altre cose, spettava il compito di apporre la certificazione sui passaporti degli stranieri. Il commissario Battilomo racconta alcuni particolari molto interessanti che contribuiscono a suffragare ulteriormente l’attività svolta in sordina dal giovane poliziotto irpino nel salvataggio degli ebrei, smentendo categoricamente tutte le calunnie messe in piedi in questi ultimi anni.
La testimonianza fornita dal commissario Battilomo contribuisce a suffragare ulteriormente quanto asserito da Rozsi (o Rosa) Neumann che, proprio grazie al tempestivo intervento di Palatucci, riuscì a sfuggire ai suoi aguzzini insieme al marito Rudolf Mandl, come racconta lei stessa in una lettera che inviò a Mons. Giuseppe Maria Palatucci il 26 giugno del 1953, in cui scriveva:
La famiglia Neumann, dunque, in quel periodo, aveva allacciato una solida amicizia con il giovane funzionario dell’Ufficio Stranieri della questura di Fiume, al punto che il marito dell’altra sorella Margherita (chiamata affettuosamente Manci), Michele Laufer, riuscì a sfuggire alla persecuzione dei nazisti proprio grazie all’intervento di Palatucci che lo segnalò al suo amico e collega di vecchia data, il commissario Carmelo Mario Scarpa, allora in servizio presso la questura di Milano il quale, con l’aiuto del frate francescano milanese Enrico Zucca, il 5 aprile 1944, lo aiutò a varcare il confine elvetico.
Chi era, dunque, Giovanni Palatucci? Un eroe, un “Giusto”, un collaboratore dei nazisti nella persecuzione degli ebrei, un fedele esecutore degli ordini superiori? Più semplicemente è stato un uomo che, constatando la perfidia dei nazifascisti che si consumava quotidianamente sotto i suoi occhi ai danni di tante persone in-nocenti, che avevano la sola “colpa” di appartenere ad una razza diversa, pur nel timore di essere scoperto, non riuscì a restare indifferente e cercò, per quanto gli era possibile, di impedire questo scempio.
Questo e tanto altro ancora troverete nella Seconda Edizione del libro scritto da Giovanni Preziosi dal titolo:
La rete segreta di Palatucci
Fatti, retroscena, testimonianze e documenti inediti che smentiscono l’accusa di collaborazionismo con i nazisti
Amazon Independently published (maggio 2022)
Promo e Booktrailer del libro scritto da Giovanni Preziosi
“LA RETE SEGRETA DI PALATUCCI”
© Giovanni Preziosi, 2022
Tutti i diritti riservati. Tutti i contenuti pubblicati in questo articolo sono protetti da copyright e non possono, né in tutto né in parte, in qualsiasi forma o tramite qualsiasi mezzo, essere utilizzati, modificati, copiati, pubblicati o riprodotti senza il consenso scritto dell’Autore e la citazione della fonte.
Thank you for subscribing to the newsletter.
Oops. Something went wrong. Please try again later.