Convegno Internazionale: NEW DOCUMENTS FROM THE PONTIFICATE OF POPE PIUS XII
Dal 9 all’11 ottobre, presso l’Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana, si terrà il Convegno Internazionale sui nuovi documenti del Pontificato di Pio XII e il loro significato per le relazioni ebraico-cristiane: un dialogo tra storici e teologi.
Da lunedì 9 a mercoledì 11 ottobre 2023, presso l’Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana in Piazza della Pilotta 4 a Roma, si svolgerà l’importante convegno internazionale sul tema: New documents from the Pontificate of Pope Pius XII and their Meaning for Jewish-Christian Relations: A Dialogue Between Historians and Theologians (“I nuovi documenti del Pontificato di Pio XII e il loro significato per le relazioni ebraicocristiane: un dialogo tra storici e teologi”).
Già al suo primo annuncio, nello scorso mese di giugno, il convegno ha suscitato un ampio interesse.Esso si propone infatti di offrire nuove luci sulle controversie storiche e teologiche riguardanti papa Pio XII e il Vaticano durante il periodo dell’Olocausto, e sulle relazioni ebraico-cristiane a più livelli, grazie a importanti scoperte emerse dall’analisi degli archivi vaticani e a una rafforzata collaborazione tra istituzioni e ricercatori.
Il convegno, che si svolgerà dal 9 all’11 ottobre presso l’Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana, vedrà infatti la partecipazione dei maggiori accademici e ricercatori internazionali impegnati su questo settore, tanto nel campo storico quanto in quello teologico, permettendo l’incontro e il confronto tra una pluralità di approcci e visioni. Strutturato in sette sessioni, il convegno affronterà infatti gli snodi più complessi, tanto nei risvolti storico-diplomatici, quanto in quelli sociali, religiosi e culturali che condussero a una irrevocabile riformulazione del rapporto tra la Chiesa cattolica e il popolo ebraico nei decenni successivi.
Lunedì 9 ottobre – La prima sessione affronterà le motivazioni e le decisioni di papa Pio XII di fronte al fascismo, al nazismo e al comunismo, nel tentativo di bilanciare i suoi ruoli di capo della Chiesa e della Santa Sede.
Martedì 10 ottobre – La seconda sessione esplorerà la visione del mondo del Vaticano nel suo insieme a fronte dell’Olocausto, e in particolare i punti di vista sulle nazioni e sulle religioni che plasmarono la risposta dei funzionari, prelati e laici intorno a Pio XII. Nella terza sessione si approfondirà la teorizzazione e prassi delle leggi razziali, nate nella Germania nazista e diffusesi in tutta Europa. La quarta sessione, strutturata in due panel, sarà dedicata al salvataggio degli ebrei, con particolare attenzione all’80° anniversario del rastrellamento a Roma: chi salvò gli ebrei e perché? Cosa possono dirci i nuovi archivi su questo evento in merito alle ragioni per cui il salvataggio avvenne o meno?
Mercoledì 11 ottobre – La quinta sessione mapperà le reazioni dei diplomatici papali e delle nunziature nel mondo di fronte alla crisi dei rifugiati e agli orrori dell’Olocausto. La sesta sessione seguirà alcuni momenti del dopoguerra particolarmente critici, come gli aiuti ai criminali di guerra nazisti e dell’Asse, e gli sforzi del Vaticano a favore di tedeschi condannati per crimini di guerra nei tribunali militari internazionali. La settima e ultima sessione percorrerà infine il cammino incerto che condusse alla dichiarazione Nostra Aetate (1965) quando, vent’anni dopo l’Olocausto, il concilio Vaticano II respingerà l’antisemitismo e sottolineerà il profondo legame tra cristianesimo ed ebraismo.
La sessione di apertura del convegno – lunedì 9 ottobre, ore 15:00 – sarà inaugurata dai saluti di S.E. Mons. Étienne Vető, Vescovo ausiliare di Reims, già Direttore del Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici (Pontificia Università Gregoriana); della Dr. Iael Nidam-Orvieto, Direttrice dell’Istituto Internazionale per la Ricerca sull’Olocausto (Yad Vashem, Gerusalemme); della Dr. Suzanne Brown-Fleming, Direttrice dei Programmi Accademici Internazionali al “Jack, Joseph, and Morton Mandel Center for Advanced Holocaust Studies” (United States Holocaust Memorial Museum, Washington D.C.); di S.E.Rev.ma Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede; e di Rav Riccardo Di Segni, Rabbino Capo di Roma.
Il convegno sarà preceduto da una sessione di studio sui documenti ritrovati negli archivi del Pontificio Istituto Biblico, riguardanti il salvataggio degli ebrei nelle parrocchie e negli istituti religiosi romani.
DICHIARAZIONI DELLE ISTITUZIONI ORGANIZZATRICI DELLA CONFERENZA
“Il convegno favorirà una riflessione ai più alti livelli storici e teologici ebraici e cristiani, sull’atteggiamento della Santa Sede nei confronti dello svolgimento della Seconda Guerra Mondiale. Per l’alto prestigio degli enti promotori e degli studiosi chiamati a partecipare, sarà certamente uno dei punti di svolta nella storia delle relazioni ebraico-cristiane del nostro tempo”.
Liliana Picciotto, storica della Fondazione CDEC, Milano
“Il Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici della Pontificia Università Gregoriana ha intrapreso con grande entusiasmo l’iniziativa di organizzare, insieme agli altri partner, questo importante convegno. Il Centro infatti, già nel nome della sua licenza – Jewish Studies and Jewish-Christian Relations – affianca alla prospettiva dello studio storico quella della sua rilevanza teologica. Inoltre, l’uomo da cui il Centro stesso prende il nome – il card. Augustin Bea – è stato prima un fidato collaboratore e confessore personale di Pio XII, poi uno dei maggiori artefici del dialogo ebraico-cristiano e della dichiarazione Nostra Aetate.
Il nostro auspicio, quindi, è che questo convegno apra uno spazio di studio e di discussione su documenti finalmente accessibili che possono far luce su un periodo storico complesso e drammatico, ma che allo stesso tempo si accompagni a una riflessione su come i nuovi dati incidano sulla teologia delle relazioni ebraico-cristiane. Queste relazioni si basano sull’origine del cristianesimo dall’ebraismo e su un patrimonio scritturale in gran parte comune, ma anche su una storia complessa in cui l’antigiudaismo cristiano ha avuto un ruolo considerevole nell’affermazione dell’antisemitismo. I nuovi documenti dovrebbero essere uno stimolo per continuare ad approfondire la dimensione teologica accanto a quella storica”.
Massimo Gargiulo, pro-direttore, Centro Card. Bea per gli Studi Giudaici Pontificia Università Gregoriana, Roma
“L’apertura degli archivi vaticani nel marzo 2020 ha segnalato a storici e ricercatori di tutto il mondo un nuovo capitolo di apertura e trasparenza da parte di Roma. Noi dello United States Holocaust Memorial Museum di Washington siamo entusiasti del fatto che così tante istituzioni accademiche e sponsor si stiano riunendo per presentare e discutere gli sforzi di una comunità internazionale di studiosi che hanno lavorato diligentemente per più di tre anni studiando, analizzando e, quando possibile, copiando gli archivi di guerra del Vaticano per potervi accedere.
Si prevede che ci vorranno decenni di esame e di lavoro collaborativo da parte di studiosi di tutte le fedi prima di avere un quadro completo delle profonde questioni etiche, teologiche e storiche sollevate dall’Olocausto, ma siamo fiduciosi che una ricerca attenta e meticolosa verrà alla luce per aggiungere al campo vitale e vibrante della ricerca sull’Olocausto e onorare la memoria dei sopravvissuti e delle loro famiglie”.
Dr. Suzanne Brown-Fleming, direttrice dei Programmi Accademici Internazionali al “Jack, Joseph, and Morton Mandel Center for Advanced Holocaust Studies”, United States Holocaust Memorial Museum, Washington D.C.
“Questo convegno è un’importante occasione di incontro e di discussione su temi davvero centrali circa l’atteggiamento del Vaticano e della Chiesa in generale nei confronti dell’Olocausto, alcuni dei quali ancora molto controversi. Studiosi provenienti da vari Paesi e specializzati in diversi argomenti condivideranno i risultati delle loro ricerche e le loro riflessioni, offrendo prospettive differenti che possono contribuire a una discussione aperta e a comprendere meglio alcune delle questioni centrali prese in esame. Questa occasione non solo accrescerà le nostre conoscenze, ma costruirà nuove sedi di dialogo e incoraggerà una ricerca seria e meticolosa su questi temi.”
Dr. Iael Nidam-Orvieto, direttrice dell’Istituto Internazionale per la Ricerca sull’Olocausto Yad Vashem – The World Holocaust Remembrance Center, Gerusalemme
“L’obiettivo del dialogo tra cattolici ed ebrei dal Concilio Vaticano II in poi è quello di è quello di costruire una comprensione reciproca tra le nostre rispettive tradizioni. Il Centro di Studi Cattolico-Ebraici della Saint Leo University ha portato avanti questo obiettivo per 25 anni, e quindi questa conferenza offre un’opportunità unica e storica. Lo fa in modo estremamente significativo, poiché riunisce studiosi che possono chiarire i contesti storici di un’epoca difficile e teologi che possono attingere alle ricche risorse religiose di ciascuna tradizione. Il dialogo tra questi due gruppi può contribuire a illuminare le questioni al centro delle relazioni tra cristiani ed ebrei in senso più ampio”.
Dr. Matthew Tapie, direttore, St Leo University’s Center for Catholic-Jewish Studies, Florida Rabbi David Maayan, vicedirettore, St Leo University’s Center for Catholic-Jewish Studies, Florida
MODALITÀ DI ACCREDITAMENTO PER GIORNALISTI E OPERATORI MEDIA
I giornalisti e gli operatori media che intendono partecipare devono inviare richiesta, entro 48 ore dall’evento, attraverso il Sistema di accreditamento online della Sala Stampa della Santa Sede, all’indirizzo: press.vatican.va/accreditamenti Per informazioni tecniche sull’evento e interviste, contattare: press@unigre.it
La Santa Sede, Dicastero per la Cultura e l’Educazione
La Santa Sede, Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo del Dicastero per la promozione per l’Unità dei Cristiani
U.S. Department of State, Office of the Special Envoy for Holocaust Issues
U.S. Embassy to the Holy See
Israeli Embassy to the Holy See
FSCIRE – Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII
Resilience, https://www.resilience-ri.eu
AJC – American Jewish Committee
Institute for Jewish-Catholic Relations, Saint Joseph’s University, Philadelphia
Lunedì 9 ottobre 2023
Pre-conferenza
Ebrei salvati nelle case ecclesiali durante l’occupazione nazista di Roma: scoperta una documentazione alPontificio Istituto Biblico. Una documentazione di oltre 4.400 nomi di sopravvissuti perseguitati dai nazisti come ebrei a Roma è stata riscoperta nell’archivio del Pontificio Istituto Biblico a Roma. Queste persone hanno trovato rifugio in istituzioni ecclesiali a Roma, tra cui 100 congregazioni femminili e 55 maschili. Mentre l’elenco di queste congregazioni con il rispettivo numero di persone ospitate fu pubblicato da Renzo De Felice nel 1961, la documentazione completa fu considerata perduta. Suor Grazia Loparco, FMA, Dr. Dominik Markl, SJ, Dr. Iael Nidam-Orvieto, e Dr. Paul Oberholzer, SJ, terranno una breve presentazione sul contesto storico e sui contenuti del documento, nonché sulla storia della sua scomparsa e riscoperta.
BENVENUTO E RIFLESSIONI DI APERTURA
Vescovo ausiliare Étienne Vető, Reims, Francia, già Centro Cardinal Bea per gli Studi Giudaici, Pontificia Università Gregoriana
Dr. Suzanne Brown-Fleming, Jack, Joseph e Morton Mandel Center for Advanced Holocaust Studies, United States Holocaust Memorial Museum
Dr. Iael Orvieto, Istituto per la Ricerca Internazionale, Yad Vashem
Sua Eminenza il Cardinale Pietro Parolin OMRI, Segretario di Stato, Santa Sede
Rabbino Riccardo Di Segni, Rabbino Capo di Roma
Sessione I – Le motivazioni e le decisioni di Papa Pio XII
Parole, silenzi e incomprensioni nei documenti di Pio XII (1939-1958),Dr. Giovanni Coco, Archivio Apostolico Vaticano
Nel novembre 1945, Papa Pio XII tenne per la prima volta un’udienza con un gruppo di ebrei. Erano sopravvissuti dai campi di concentramento e venuti ad esprimere la loro profonda gratitudine per l’aiuto ricevuto dalla Chiesa cattolica. Nel suo discorso, il papa è stato comprensivo; Ha menzionato le “passioni razziste” che hanno “inghiottito innumerevoli vittime innocenti” a causa della loro “razza”, ma ha accuratamente evitato di fare qualsiasi riferimento esplicito alla parola “sterminio”.
Questo persistente silenzio sulla Shoah è una questione di lunga controversia storica, che ha attraversato l’ultimo mezzo secolo. Il dibattito sull’atteggiamento del papa ha coinvolto storici, filosofi e teologi, anche se in precedenza le carte vaticane complete non erano direttamente disponibili – tranne che per la selezione pubblicata negli Actes et Documents du Saint-Siège relatifs à la Seconde Guerre Mondiale.
La recente apertura dell’Archivio Vaticano per il Pontificato di Pio XII ha finalmente consentito l’accesso a tutte le carte. E ora i documenti potranno rivelare come concetti, come l’antisemitismo, lo sterminio e il silenzio, si sono formati nella mente di Papa Pacelli e della Chiesa di allora.
Pio XII e l’ordine del 30 novembre 1943 della Repubblica Sociale Italiana di arrestare tutti gli ebrei italiani, Dr. David I. Kertzer, Brown University
Il 30 novembre 1938, la Repubblica Sociale Italiana di Mussolini da poco costituita ordinò alla polizia di arrestare tutti gli ebrei che vivevano in Italia, mandarli nei campi di concentramento e sequestrare tutte le loro proprietà. Gli archivi recentemente aperti per il papato di Pio XII permettono ora una comprensione molto più completa degli appelli che sono venuti al papa per protestare contro questo nuovo sviluppo e dei consigli che stava ricevendo su come rispondere da coloro a cui si rivolgeva in materia di persecuzione degli ebrei. Il papa è apparso a molti in Italia come la loro ultima speranza, l’unica fonte di autorità nel paese a parte il regime fantoccio appena installato e l’esercito tedesco. Una certa continuità segnerebbe l’azione del Vaticano come i cinque anni di persecuzione degli ebrei d’Italia, anche se le leggi razziali (1938-1943) presero la loro nuova piega omicida in seguito all’occupazione militare tedesca del paese, come documentato in questo documento.
Papa Pio XII, Capo della Diplomazia Vaticana e l’Olocausto: approfondimenti dagli archivi, Dr. Nina Valbousquet, École française de Rome/CNRS
Durante l’Olocausto, Pio XII intervenne raramente in prima persona. In tali materie, il papa ha lasciato molta autonomia alle gerarchie ecclesiastiche nazionali e alla prudente diplomazia dei nunzi. Nel mio articolo, esaminerò le risposte vaticane alle persecuzioni antiebraiche nella Francia in tempo di guerra come un esempio delle sue priorità, meccanismi e limitazioni diplomatiche. Precedenti ricerche francesi spesso ritraevano Valeri favorevolmente, a volte raffigurandolo come attivamente coinvolto nelle proteste dei vescovi per i rastrellamenti del 1942. Al contrario, le nuove rivelazioni dagli archivi di Pio XII presentano un quadro più sfumato delle dinamiche tra la Santa Sede e la gerarchia cattolica francese. Documenti non sfruttati testimoniano la mentalità reazionaria e i pregiudizi anti-ebraici del nunzio. Valeri non ha emesso alcuna protesta ufficiale contro le leggi antisemite di Vichy e ha persino approvato alcuni aspetti degli Statuti ebraici del 1940-41. I materiali d’archivio vaticani gettano nuova luce sul significato della sua nota espressione “protesta platonica” nei confronti dell’arcivescovo di Parigi intesa come “protesta rispettosa”. Nell’estate del 1942, Valeri era soprattutto preoccupato che le proteste dei cinque vescovi contro i rastrellamenti potessero essere usate come arma da partigiani e comunisti e temeva che potessero danneggiare i rapporti tra la Chiesa e il regime di Petain.
La Chiesa cattolica e l’Olocausto. Settarismo, universalismo e teologia dei rapporti tra Chiesa e Stato, Dr. Massimo Faggioli, Università di Villanova
La relazione analizza il ruolo dell’ecclesiologia cattolica nel “lungo diciannovesimo secolo” e prima del Vaticano II nella comprensione del rapporto con gli ebrei nel contesto delle politiche razziali e razziste dei regimi autoritari in Europa che hanno portato all’Olocausto. In particolare, il documento affronta il ruolo dello Stato nazionale nell’insegnamento cattolico e l’autocomprensione della Chiesa cattolica nelle sue relazioni con lo Stato moderno prima del Vaticano II. La seconda guerra mondiale e l’Olocausto furono anche una catastrofe teologica ed ecclesiologica, che comportò un ripensamento dell’ecclesiologia, della Chiesa nel mondo contemporaneo e del rapporto tra Chiesa, società e Stato. Il Vaticano II lo ha fatto in modi che erano significativamente diversi da, e uno sviluppo di, le critiche cattoliche all’antisemitismo razziale degli anni 1930.
martedì 10 ottobre 2023
Sessione II: La visione del mondo del Vaticano e l’Olocausto
L’umanitarismo papale e i suoi limiti nell’era delle due guerre mondiali e dell’Olocausto– Dr. Robert Ventresca, King’s University College at Western University
La mia ricerca valuta lo sviluppo e il dispiegamento della diplomazia umanitaria papale per rispondere alla guerra, al genocidio e alle transizioni post-conflitto nell’era delle due guerre mondiali e dell’Olocausto. Io sostengo che le risposte del Vaticano all’Olocausto non possono essere comprese pienamente se studiate nel vuoto; cioè, isolato e scollegato da un esame critico del discorso umanitario e delle strutture della diplomazia papale nell’era delle due guerre mondiali. È importante considerare fino a che punto i vettori transnazionali della diplomazia umanitaria papale sono stati forgiati e trasformati alla vigilia della seconda guerra mondiale, processi che sono iniziati con trasformazioni fondamentali sia sotto Benedetto XV che sotto Pio XI. Allo stesso tempo, dobbiamo valutare criticamente le premesse politiche e ideologiche alla base di tali strutture. In definitiva, la mia ricerca cerca di capire come teologia, politica e diplomazia si sono intersecate e hanno interagito per determinare il corso della politica papale in tempi di crisi umanitarie estreme.
Durante la seconda guerra mondiale e nel suo immediato dopoguerra, Pio XII ha ripetutamente articolato una visione di un “nuovo mondo” per emergere dalle rovine fisiche e morali di un continente devastato dalla guerra; Un nuovo ordine politico e diplomatico basato su valori e principi universali per assicurare una pace sana e duratura per tutta l’umanità. Una delle questioni storiche – e teologiche – più irrisolte di tutte è: che spazio c’era per il popolo ebraico in questo “nuovo mondo” dopo la guerra e il genocidio?
Governare da Roma: Il Vaticano e le sue Nunziature– Dr. Roberto Regoli, Pontificia Università Gregoriana
Una voce diversa dall’interno: il card. Giovanni Mercati in aiuto degli studiosi colpiti dalla persecuzione antisemita – Dr. Annalisa Capristo, Center for American Studies, Roma
Nel mio saggio mi concentrerò sulla posizione del cardinale Giovanni Mercati, noto studioso e umanista e personalità di rilievo degli ambienti curiali degli anni Trenta, nei confronti dell’antirazzismo in particolare a sostegno degli studiosi italiani e stranieri colpiti dalla persecuzione antiebraica nella Germania nazista e nell’Italia fascista. Tra questi c’erano sia israeliti che convertiti al cattolicesimo o evangelici-luterani. La nuova documentazione emersa dagli archivi vaticani, italiani e americani conferma il suo impegno apertamente antirazzista e il sostegno che ha offerto ai tanti che si sono rivolti a lui per chiedere aiuto (in particolare, per una collaborazione scientifica e/o per trovare un lavoro all’estero), tra cui Roberto Almagià, Umberto Cassuto, Jacob Hess, Paul Oskar Kristeller, Giorgio Levi Della Vida, Friedrich Lenz e molti altri.
Storia diplomatica di un Papa: Pio XII e la politica internazionale – Dr. Matteo Luigi Napolitano, Universita’ degli Studi del Molise
Per molto tempo, una “ombra di Banquo” ha avvolto la storiografia: Papa Pio XII e la sua azione, o non azione, come testimoniano documenti, memorie, agiografia e polemiche.
Gli undici volumi degli Actes et Documents du Saint-Siège pendant la seconde guerre mondiale, tratti dagli archivi vaticani e da altri archivi di tutto il mondo, hanno contribuito a ricostruire la storia diplomatica del pontificato di Pio XII. Quella raccolta, tuttavia, non ha cancellato la nube metaforica del “Papa di Hitler”. Ad esempio, alcuni studiosi non avevano familiarità con la lingua italiana (in cui i documenti vaticani erano per lo più scritti) o avevano atteggiamenti preesistenti nei confronti della pratica diplomatica vaticana che non erano alterati dal testo.
I nuovi archivi sul pontificato di Eugenio Pacelli (1939-1958) aprirono un periodo del tutto nuovo di studi sulla storia diplomatica. Una questione fondamentale sta nel fatto che non è possibile analizzare le relazioni internazionali della Santa Sede solo con canoni religiosi o morali. La “scuola realista” ha dato poco credito al ruolo del Vaticano nelle relazioni internazionali, dimenticando che diversi studiosi oggi considerano valido un approccio realista anche nelle relazioni diplomatiche vaticane, nel perseguimento della pace e della stabilità internazionale.
Sessione III – Le leggi razziali nella teoria e nella pratica
La Santa Sede e la Polonia durante la seconda guerra mondiale: silenzi e attività umanitaria– Dr. Gabriele Rigano, Università per Stranieri di Perugia
In questo discorso, intendo analizzare la posizione di Pio XII rispetto alla situazione polacca durante la seconda guerra mondiale. Per quanto riguarda l’approccio della Santa Sede al conflitto e la reazione dell’opinione pubblica, la Polonia ha rappresentato per Pio XII ciò che il Belgio ha rappresentato in precedenza per Benedetto XV. Durante la prima guerra mondiale, il papato si trovò di fronte per la prima volta a un conflitto mondiale che divise i cattolici tra due parti in guerra. Per svolgere il suo ministero, Benedetto XV credeva di poter assumere solo una posizione di imparzialità. Quando scoppiò la guerra, il 1° settembre 1939, Pacelli, divenuto papa solo pochi mesi prima, ripropose la “dottrina dell’imparzialità”. Non c’era bisogno di ulteriori approfondimenti perché il modello era già stato descritto da Benedetto XV. Il primo campo di applicazione e la prima prova dell’imparzialità di Pio XII fu la Polonia, una nazione cattolica che si aspettava il sostegno pubblico del papa, e una condanna chiara e inequivocabile dei tedeschi invasori, che non fu data.
La storicizzazione del “silenzio” ci aiuta a comprendere in profondità la fragilità della posizione del papato nei conflitti internazionali, e ad andare oltre la personalizzazione del problema di Pio XII e della Shoah, che per molti anni ha agito come elemento fuorviante. L’allargamento dello sguardo ci permette quindi una comprensione che va oltre il tipico dibattito sulla storia pubblica che è stato elaborato per decenni.
Il significato teologico di ‘Humani generis unitas‘ – Dr. Phillip Cunningham, Saint Joseph’s University
Nel 1938, Papa Pio XI volle pubblicare un’enciclica per condannare l’antisemitismo e il razzismo. Chiese segretamente al gesuita americano John LaFarge, autore di un libro straordinariamente perspicace sul razzismo anti-nero negli Stati Uniti, di preparare una bozza. Il pontefice morì nel 1939 senza lasciare alcuna reazione alla bozza che LaFarge compose con altri due gesuiti, il tedesco Gustav Gundlach e il francese Gustave Desbuquois. Il progetto non fu ripreso da Papa Pio XII.
Questa presentazione postula che tre particolari presupposti teologici hanno plasmato il lavoro degli estensori, presupposti che hanno effettivamente minato il loro tentativo di ripudiare definitivamente l’antisemitismo per motivi religiosi. Dopo aver confrontato questa bozza di testo, chiamata Humani Generis Unitas, con la dichiarazione del Concilio Vaticano II del 1965 Nostra Aetate e i documenti successivi, sostiene che se questa enciclica progettata fosse stata promulgata in una forma simile alla bozza, avrebbe reso impossibile sia Nostra Aetate che il riavvicinamento teologico post-conciliare tra cattolici ed ebrei.
La Compagnia di Gesù, gli ebrei e l’antisemitismo tra gli anni Trenta e la seconda guerra – Dr. Raffaella Perin, Università Cattolica del Sacro Cuore
L’argomento – gesuiti ed ebrei tra il 1930 e la seconda guerra mondiale – è stato trattato in modo approfondito, anche se frammentario, dalla storiografia. Nel mio articolo cerco di dare rilevanza a due nuovi studi di ricerca che ho condotto negli Archivi Vaticani e specialmente nell’Archivio della Curia generale della Compagnia di Gesù. Nella prima parte dell’articolo, dopo una breve introduzione che dà conto dei risultati raggiunti dalla ricerca storica, affronterò un aspetto finora inedito delle relazioni gesuita-ebraiche, cioè le intenzioni di preghiera per la conversione degli ebrei promosse dall’Apostolato della preghiera. Nella seconda parte, illustrerò lo status quo della ricerca sui gesuiti, gli ebrei e la Shoah a livello europeo, e presenterò gli ultimi risultati della mia ricerca in corso sul ruolo svolto da Pietro Tacchi Venturi SJ all’interno del sistema di aiuti forniti dalla Santa Sede ai cattolici di origine ebraica colpiti dalle leggi razziali in Italia. L’obiettivo è mostrare come anche all’interno della Compagnia di Gesù sia possibile individuare una molteplicità di sfaccettature nel rapporto tra gesuiti ed ebrei con diversi resoconti di pregiudizi antiebraici.
La Santa Sede e la persecuzione razzista e antisemita nelle università italiane (1938-1948) – Dr. Tommaso Dell’Era, Tuscia University, Viterbo
Il presente intervento intende costituire un contributo alla ricostruzione storica dell’atteggiamento della S. Sede di fronte alla persecuzione razzista e antisemita nelle università italiane attraverso tre diversi momenti di indagine: 1. La ricostruzione della vicenda del sostegno e della “presa in carico”, almeno per un breve periodo, del progetto di conversione collettiva degli ebrei italiani presentato da un noto docente italiano espulso dall’università nel 1938. 2. La breve descrizione di alcuni elementi fondamentali del soccorso fornito ai perseguitati espulsi dagli atenei italiani perché considerati di “razza ebraica”. 3. Brevi cenni sul soccorso vaticano a persecutori e a razzisti italiani. Da queste vicende, significative anche se non esaustive, emerge la necessità di storicizzare le nozioni cattoliche di carità e giustizia e di considerare l’interazione del tradizionale pregiudizio antiebraico con altri fattori, nella convinzione che l’approccio metodologico più adeguato e fecondo consista nel contestualizzare l’opera di soccorso fornita agli espulsi dalle università italiane nel quadro più ampio dell’aiuto prestato ad altri gruppi e categorie di persone durante e dopo la guerra, tra le quali anche i persecutori.
Questo lavoro vuole essere un contributo alla ricostruzione storica dell’atteggiamento della Santa Sede nei confronti della persecuzione razzista e antisemita nelle università italiane attraverso tre diversi momenti di indagine: 1. La ricostruzione della storia del sostegno e della “presa in carico”, almeno per un breve periodo, del progetto di conversione collettiva degli ebrei italiani presentato da un noto professore italiano espulso dall’università nel 1938. 2. Una breve descrizione di alcuni elementi fondamentali del soccorso fornito ai perseguitati espulsi dalle università italiane perché considerati di “razza ebraica”. 3. Brevi accenni al soccorso vaticano ai persecutori e ai razzisti italiani. Da questi eventi, significativi ma non esaustivi, emerge la necessità di storicizzare le nozioni cattoliche di carità e giustizia e di considerare l’interazione del tradizionale pregiudizio antiebraico con altri fattori, nella convinzione che l’approccio metodologico più appropriato e fruttuoso sia quello di contestualizzare l’opera di soccorso fornita agli espulsi dalle università italiane nel quadro più ampio dell’aiuto fornito ad altri gruppi e categorie di persone durante e dopo la guerra, compresi i persecutori.
The Meaning of Whiteness: Race, Supersessionism, and the Failure of Christian Theology– Dr. Willie James Jennings, Yale Divinity School
Quando la chiesa smette di pensare come la chiesa e inizia a pensare come uno stato razziale? Questa è la domanda che emerge riflettendo sui Nuovi Documenti di Papa Pio XII. Non possiamo capire i dilemmi geopolitici di quel Papa e della Chiesa o il fallimento della teologia cristiana se non afferriamo cosa significa essere immersi in uno stato razziale. Voglio pensare allo stato razziale in entrambi i sensi di queste parole, uno stato come forma di governamentalità e uno stato come modo di essere. Lo stato razziale emerse quando la chiesa si formò all’interno di una logica supersessionista che spogliò l’ebraicità di Gesù. La mia presentazione riflette sugli effetti di quella spogliazione e sulle dimensioni dello stato razziale.
DISCUSSIONE
PRANZO 14:00 – 15:30
Sessione speciale di 30 minuti
15:00 – 15:30
Padre Robert Leiber, S.I., “Anticamera” di Pio XII: un breve sguardo ai suoi archivi personali
Il Dr. Paul Oberholzer SJ presenta una panoramica del Fondo Leiber all’interno dell’Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana.
Sessione IV – Il salvataggio degli ebrei: Parte 1
15:30 – 17:00
Chi ha salvato gli ebrei e perché? Quando il rifugio è stato rifiutato, quali sono state le motivazioni? L’anno 2023 segna anche l’80° anniversario del rastrellamento dell’ottobre 1943 a Roma, uno dei momenti più importanti di opportunità per il Vaticano. Cosa possono dirci i nuovi archivi su questo evento riguardo al motivo per cui il salvataggio ha avuto o non ha avuto luogo?
Chiedere aiuto al Papa: domande sollevate dall’edizione critica online delle petizioni ebraiche conservate negli archivi vaticani – Prof. Dr. Hubert Wolf, Università di Münster
Il progetto di Münster “Chiedere aiuto al Papa” è un’edizione digitale delle petizioni inviate al papa e alla Chiesa dagli ebrei in difficoltà durante il periodo della Shoah. Si tratta principalmente di lettere personali, in cui gli stessi firmatari descrivono i loro bisogni e dolori, lettere scritte da amici e parenti, lettere di persone della Chiesa o persone influenti e lettere di raccomandazione, nonché richieste per l’intervento generale del papa a favore degli ebrei. Oltre a trascrivere queste istanze intime, il progetto include altri documenti negli archivi vaticani relativi ai rispettivi casi e offre anche ampi strumenti educativi e didattici. Sulla base della moltitudine di documenti di cui si occupa il progetto, il presente intervento offre tesi selezionate che sono importanti per il dialogo ebraico-cristiano. Così, ci si interroga su: il potere decisionale del papa e la libertà come capo della Chiesa; il ruolo delle petizioni nell’educazione politica in tempi di nuovo risveglio dell’antisemitismo in tutto il mondo; l’identità e/o l’appartenenza dei rispettivi firmatari; il conflitto tra dogma e politica diplomatica della Curia; e la distinzione tra ebrei ed ebrei battezzati.
La questione del salvataggio e il rastrellamento degli ebrei a Roma nell’ottobre 1943 –Dr. Amedeo OstiGuerrazzi, Università di Padova
Il giudizio storico di Papa Pio XII è strettamente legato al raid degli ebrei romani del 16 ottobre 1943. Questo scritto analizza le varie tesi fatte dagli storici sulla posizione del pontefice nell’autunno del 1943.
Si sostiene che molti di questi giudizi storici si basano su dichiarazioni fatte da militari o diplomatici tedeschi durante o dopo la guerra, e che devono essere verificate.
Questo rapporto affronta questo tema sulla base di una serie di documenti, sia pubblicati che inediti, che non sono stati ancora utilizzati o non sufficientemente indagati, al fine di inquadrare la politica non solo del papa, ma della Curia romana nel suo insieme.
Inoltre, il rapporto tenta di inquadrare il tema del raid del 16 ottobre all’interno della più generale politica vaticana nei confronti del nazismo e della preoccupazione del papa per il crollo della sua figura di autorità morale.
Gli ebrei nascosti negli istituti religiosi e in edifici ecclesiastici di Roma – Sr. Grazia Loparco FMA, Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, Roma
A Roma c’erano circa 12.000 ebrei nel 1943. Robert Leiber SJ scriveva sulla Civiltà Cattolica (1961) che circa 150 istituti, femminili, maschili e alcune parrocchie avevano nascosto per mesi 3.667 ebrei, altri 680 per minor tempo, in totale 4.447. Renzo De Felice pubblicava i nomi delle Congregazioni.
I numeri si basavano su un Memoriale coevo, finora inedito, di Gozzelino Birolo SJ, conservato nel Pontificio Istituto Biblico, contenente gli elenchi nominali degli ebrei nascosti tra i religiosi e in edifici direttamente dipendenti dalla Santa Sede. Nell’Archivio Apostolico Vaticano sono registrate molte vicende, specie nella Segreteria di Sato, Commissione Soccorsi e tra le Carte del Sostituto. Il confronto tra questi documenti e l’elenco di Birolo indica l’identità e frequenza tra chi si rivolse al Papa e chi, la maggioranza, trovò spesso asilo bussando direttamente ai portoni o servendosi di conoscenze comuni.
Dai fascicoli vaticani si conferma la sinergia tra assistenza “organizzata” e assistenza “spontanea”, emergono le strategie e la rete di collaborazione per soccorrere persone, oltre che l’attività assistenziale presieduta dalla Segreteria di Stato. Soprattutto Montini, per volontà di Pio XII, divenne protagonista e filtro nella gestione delle richieste in nome della carità.
Grazie ad altre fonti religiose ed ebraiche sono apparse anche altre vicende ignorate nei suddetti archivi.
DISCUSSIONE
PAUSA 17:00 – 17:15
Sessione IV – Il salvataggio degli ebrei: Parte 2
Iniziative incrociate tra ebrei perseguitati e soccorritori, Italia 1943-1945 – Dr. Liliana Picciotto,
Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC)
Gli ebrei in Italia, alla vigilia dell’occupazione tedesca e della formazione della Repubblica di Salò, erano circa 39.000; più di 7.000 di loro furono arrestati, subendo torture e assassinio; circa 4.500 riuscirono a riparare in Svizzera. Ne rimasero da salvare circa 27.000, fragili e disarmati psicologicamente e materialmente. Nel mio paper, analizzo la questione dal punto di vista numerico, un approccio finora poco considerato. Ogni capo famiglia si arrangiò contando su parenti non ebrei, amici, colleghi di lavoro, conoscenti, sacerdoti della parrocchia vicino a casa. Il soccorso fu una questione totalmente privata, da persona a persona. Parecchie decine di milioni di italiani dovettero confrontarsi con l’emergenza della salvezza di qualche decina di migliaia di Ebrei. Questi sono i termini della questione.
L’atteggiamento della Chiesa rispetto al particolare pericolo che gli Ebrei correvano va analizzato con cura alla luce dei nuovi documenti emersi, che non mi sembra, però, gettino una luce diversa da quella già nota.
L’accoglienza delle case religiose romane va vista nella prospettiva della grande opera di soccorso prestata a migliaia di persone che richiedevano asilo, perché rimaste senza casa, di profughi dalle zone meridionali in preda alla guerra, di politici a rischio di essere arrestati, di militari in clandestinità. Il numero di residenti a Roma, durante la guerra, era aumentato vertiginosamente. Erano persone in cerca di un posto per dormire o sostare. Per tutti loro, il clero cattolico distribuì misericordia a piene mani e in maniera indifferenziata, comprendendo in quest’opera anche l’accoglienza ad un certo numero di Ebrei. L’opera di soccorso in loro favore va considerata, a mio avviso, all’interno di questo quadro e non va estrapolata come fosse una particolare attenzione alla questione da parte della Santa Sede.
Il ritorno dei bambini ebrei nascosti nelle istituzioni religiose in Francia sulla base di molteplici fonti d’archivio– Dr. Eliot Nidam, Yad Vashem
Il battesimo come salvataggio?: i diritti dei genitori e la questione del battesimo Invitis parentibus – Dr. Matthew Tapie, Saint Leo University
Negli anni successivi alla guerra, i parenti e le istituzioni ebraiche cercarono il ritorno dei bambini battezzati che erano stati nascosti presso istituzioni e famiglie cattoliche. Mentre erano nascosti, alcuni bambini furono battezzati per una serie di motivi. Sebbene alcuni bambini siano stati restituiti, alcuni cristiani hanno rifiutato le richieste dei parenti e delle istituzioni ebraiche di restituire i bambini, specialmente se i bambini erano stati battezzati. Recenti studi sugli archivi appena aperti indicano che il Sant’Uffizio ha stabilito che i bambini battezzati non potevano essere abbandonati e ha visto tali casi come un conflitto tra i diritti della Chiesa contro i diritti dei parenti e delle istituzioni ebraiche. Questo saggio è un’analisi teologica della logica che negava il ritorno dei bambini battezzati che erano nascosti nelle istituzioni cattoliche. C’è una solida giustificazione teologica per rovesciare i diritti dei genitori ebrei al fine di fornire un’educazione cristiana a un bambino battezzato? Il saggio esamina due diverse risposte alla domanda di cui sopra da parte di teologi che vissero in diversi contesti storici: Tommaso d’Aquino (1225-1274) e Papa Benedetto XIV (r. 1740-1758). Sostengo che c’è un’affermazione teologica positiva ma trascurata dei diritti dei genitori ebrei nella tradizione cattolica che può servire come risorsa per la riflessione cattolica contemporanea sul diritto di ogni famiglia di ordinare liberamente la propria vita religiosa domestica, sotto la guida dei genitori.
DISCUSSIONE
Ricevimento
19:30 – 21:30
Benvenuto dell’Onorevole Joseph Donnelly, Ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede
Ombre e ombre: la diplomazia vaticana e l’Olocausto in Romania– Dr. Ion Popa, Università di Manchester
L’apertura delle collezioni di Pio XII ha portato alla luce nuovi documenti sulla teologia e la diplomazia vaticana che approfondiscono la conoscenza dell’Olocausto in generale e degli eventi in Romania in particolare. La mia presentazione esamina alcuni di questi risultati, mettendoli nel contesto di ciò che era noto prima. Mostrano esempi di azioni utili della Santa Sede, come l’aiuto fornito ai rifugiati e ai prigionieri di guerra, o la volontà del Sant’Uffizio del 1942 di essere teologicamente più accomodante verso gli ebrei che, essendo in pericolo, cercavano la conversione al cattolicesimo. Il mio articolo esplora anche atteggiamenti ambigui, come gli appelli aperti del cardinale Pacelli del gennaio 1938 per continuare le relazioni con il gabinetto altamente antisemita del Partito Nazionale Cristiano, o l’udienza del luglio 1943 di Mihai Antonescu, vicepresidente del governo e vice di Ion Antonescu, sia con Papa Pio XII che con il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Luigi Maglione. Mihai Antonescu era un noto antisemita, uno dei principali politici responsabili della campagna del 1941-1942 che portò all’assassinio di circa 350.000 ebrei per mano delle autorità rumene.
Le notizie sulla Shoah arrivate in Vaticano –Dr. Michele Sarfatti, Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Milano
Questa relazione concerne le notizie scritte sulla Shoah pervenute alla Santa Sede mentre lo sterminio veniva attuato, più precisamente quelle giunte nel 1942, anno nel quale avvennero metà di tutte le uccisioni degli ebrei. Esse erano riferite da sacerdoti rientrati da viaggi, esponenti religiosi locali, nunzi apostolici, rappresentanti di governi, cittadini laici, singoli ebrei, enti ebraici. Il Vaticano fu uno dei maggiori punti di arrivo delle notizie sulla Shoah. Scorrendo i documenti, emerge la lenta ma continua crescita dell’affiancamento dei vocaboli “ebreo” e “morte”. Le notizie segnalavano chiaramente che era in atto un evento immane. Nel luglio 1942 arrivò anche l’informazione dell’utilizzo di “camere a gas”. La relazione propone alcuni esempi di tali notizie. Esse sono contenute sia in documenti aperti alla consultazione nel 2020, sia in documenti già editi dal Vaticano a partire dal 1965. Per quanto concerne il 1942, l’unico riferimento pubblico alle vittime fatto dalla Santa Sede fu quello contenuto nel noto discorso pronunciato da Pio XII alla radio il 24 dicembre, che però non nominò né gli ebrei né i loro assassini, né contenne un’esortazione pubblica alla loro difesa.
Questa presentazione riguarda i rapporti scritti sulla Shoah ricevuti dalla Santa Sede durante lo sterminio, in particolare quelli che arrivarono nel 1942, anno in cui ebbe luogo la metà di tutte le uccisioni di ebrei. Sono stati segnalati da sacerdoti di ritorno da viaggi, rappresentanti religiosi locali, nunzi apostolici, funzionari governativi, cittadini laici, singoli ebrei e organizzazioni ebraiche. Il Vaticano è stato uno dei maggiori punti di arrivo per le notizie della Shoah. Scorrendo i documenti, emerge la crescita lenta ma costante della giustapposizione delle parole “ebreo” e “morte”. Le notizie segnalavano chiaramente che si stava verificando un evento enorme. Nel luglio 1942 arrivarono anche informazioni sull’uso delle “camere a gas”. La presentazione offre alcuni esempi di tali relazioni. Sono contenuti sia in documenti aperti alla consultazione nel 2020 sia in documenti già pubblicati dal Vaticano dal 1965. Per quanto riguarda il 1942, l’unico riferimento pubblico alle vittime fatto dalla Santa Sede era quello contenuto nel noto discorso pronunciato da Pio XII alla radio il 24 dicembre, che però non nominava né gli ebrei né i loro assassini, né conteneva un appello pubblico per la loro difesa.
I ruoli dei Nunzi visti nei “Serie Ebrei”– Dr. Johan Ickx, Archivio Sezione per i Rapporti con gli Stati, Segreteria di Stato, Vaticano
In questo documento, verrà condotta un’analisi dei documenti vaticani recentemente declassificati relativi all’atteggiamento dei vescovi polacchi nei confronti della persecuzione e dell’omicidio degli ebrei. L’obiettivo è identificare nuove intuizioni e suggerire potenziali direzioni per la ricerca futura. L’attenzione si concentrerà sui quattro vescovi polacchi che hanno avuto più comunicazioni con il Vaticano: l’arcivescovo Adam Sapieha di Cracovia, il vescovo Stanisław Gall (e il suo successore Antoni Szlagowski) di Varsavia e il vescovo Stanisław Adamski di Katowice. L’analisi della corrispondenza scritta dei vescovi pubblicata per la maggior parte in Actes et Documents (1965-1981) ha portato alla conclusione preliminare che i vescovi polacchi non hanno informato il Vaticano dell’Olocausto in corso in Polonia. Questo punto di vista sarà verificato attraverso i nuovi archivi disponibili e analizzato nel suo contesto più ampio, compresa la comunicazione verbale dei vescovi e la loro posizione sulla persecuzione e l’uccisione degli ebrei, come trasmessa dagli intermediari che hanno parlato loro a nome della Santa Sede.
DISCUSSIONE
PAUSA 11:30- 11:45
Sessione VI – Memoria contestata, narrazioni contestate
11:45 – 13:45
Momenti particolari della storia dell’Olocausto e del dopoguerra rimangono molto carichi. Questa commissione esamina gli aiuti ai criminali di guerra nazisti e dell’Asse dopo la fine della guerra e gli sforzi del Vaticano a favore dei tedeschi condannati per crimini di guerra nei tribunali militari internazionali del dopoguerra.
Il Vaticano e la fuga dei criminali di guerra nazisti dalla giustizia alleata – Dr. Gerald Steinacher, Università del Nebraska-Lincoln
Il ruolo, la portata e la motivazione del Vaticano nell’aiutare i criminali di guerra dell’Asse a sfuggire alla giustizia di Norimberga è ancora oggetto di controversie. Recenti ricerche hanno documentato il coinvolgimento della Pontificia Commissione Assistenza (PCA) nel facilitare l’emigrazione dei criminali dell’Asse all’estero. La PCA era incorporata nella rete generale del Vaticano di praticare la carità, salvare le anime e difendere gli interessi della Chiesa. La PCA non è stata solo richiesta dal Vaticano, ma è stata anche supervisionata e finanziata (sia direttamente che indirettamente) dalla Santa Sede. La sua leadership fu nominata da Papa Pio XII, che si interessò molto al lavoro umanitario dell’organizzazione. La Segreteria di Stato vaticana ricevette informazioni sul coinvolgimento dell’APC nella fuga dei criminali di guerra dell’Asse, ma fece poco per fermarlo. Come sostiene questo documento, l’aiuto della PCA ai nazisti e ai loro collaboratori deve essere compreso nel più ampio contesto delle politiche e delle priorità del Vaticano del dopoguerra negli anni dell’immediato dopoguerra. Salvare le anime degli ex nazisti e ricristianizzare la società, promuovere la caritas e il perdono per le nazioni vinte, così come combattere l’imminente minaccia del comunismo ateo – tutti questi emergono come motivazioni quando si esaminano le risposte del Vaticano alle enormi sfide degli anni del dopoguerra.
La Santa Sede e la campagna di clemenza del dopoguerra– Dr. Suzanne Brown-Fleming, United States Holocaust Memorial Museum
Questa presentazione esamina la multiforme campagna di clemenza a favore dei criminali di guerra tedeschi condannati intrapresa dalla Segreteria di Stato della Santa Sede per mitigare o annullare le condanne per i nazisti di alto rango dopo la seconda guerra mondiale. Con l’accesso agli archivi per il periodo 1939-1958, è ora possibile studiare in dettaglio questa campagna, compresi gli interventi sia pubblici che privati. È anche possibile studiare la corrispondenza che rivela i motivi e gli scambi privati tra funzionari della Segreteria di Stato, i loro rappresentanti pontifici in Germania e negli Stati Uniti, e funzionari statunitensi e tedeschi.
Il soccorso pontificio ai profughi e ai rifugiati nel dopoguerra (un censimento archivistico)” – Dr. Luca Carboni, Archivio Apostolico Vaticano
L’Europa dell’immediato dopoguerra è un continente in rovina. Germania, Austria e Italia, per ragioni diverse, sono i principali territori nei quali milioni di persone vivono la condizione di essere profughi, rifugiati o sfollati per i più diversi motivi. Di loro si occuparono le forze Alleate anglo-americane, gli organismi intergovernativi e quelli internazionali non governativi, organizzazioni e associazioni confessionali, enti ad hoc predisposti nei singoli Paesi e i comitati espressione delle diverse comunità nazionali dei profughi, nonché la Santa Sede. Il presente contributo analizza i fondi archivistici vaticani per la storia dell’assistenza umanitaria e per quella della ricostruzione post-bellica, soffermandosi su ogni singolo ufficio e su cosa può raccontare ai fini della nostra ricerca il fondo archivistico ad esso correlato, limitando l’indagine ai primi cinque anni del dopoguerra (1945-1950), in particolare: l’Ufficio Informazioni Vaticano per i prigionieri di guerra; la Commissione Soccorsi; la Pontificia Commissione di Assistenza; la III Missione Pontificia di Assistenza a Kronberg im Taunus; l’ Ufficio Migrazione della Segreteria di Stato; la Sezione Alleati della Segreteria di Stato; le diverse Rappresentanze Pontificie nel mondo (ma anche i fondi archivistici Carte Pio XII e Carte del Sostituto).
Criticare le nostre sacre istituzioni e figure– Rabbino David Meyer, Pontificia Università Gregoriana
Indagare le azioni, le parole e i silenzi di Pio XII durante la Shoah e gli anni del dopoguerra è un campo minato teologico e politico. Se da un lato l’apertura dell’Archivio Apostolico contribuisce indubbiamente a far luce su questo complesso argomento, dall’altro forse esacerberà anche certe posizioni e divisioni ideologiche. Potrebbe anche avere un impatto sulla natura del dialogo ebraico-cristiano. Questo articolo propone di decontestualizzare un breve testo talmudico (Shabbat 56a) dal suo contesto originale (rivisitando la vita e i peccati di Davide) al fine di ricontestualizzarlo alla luce dei dibattiti contemporanei che circondano le scoperte fatte negli Archivi Apostolici. Aprendo e scavando negli archivi dei testi biblici e rabbinici, sosterrò che il discorso talmudico sul re Davide non è altro che l’espressione di una critica misurata ma profonda delle sue azioni, mascherata da un linguaggio di lode. Suggeriremo che il metodo retorico del Talmud, quello di avvolgere la critica in un linguaggio di lode, potrebbe essere significativamente applicato dalla Chiesa di oggi alla ricerca di una propria tonalità attraverso la quale comunicare aspetti del pontificato di Pio XII.
Sessione VII – La strada incerta verso Nostra Aetate
15:15 – 16:45
Nel 1965, vent’anni dopo l’Olocausto, il Concilio Vaticano II respinse l’antisemitismo e sottolineò il profondo legame tra cristianesimo ed ebraismo. Come è nata Nostra Aetate? Chi l’ha sviluppato e perché? Come ha inteso la Chiesa i suoi rapporti con il popolo ebraico, specialmente dopo la nascita del moderno Stato di Israele?
Il cammino teologico di Notre Dame de Sion: dalla conversione al dialogo, Sr. Celia Deutsch, Suora di Nostra Signora di Sion
I resoconti di Nostra Aetate si concentrano più spesso su un piccolo gruppo di leader cattolici ed ebrei: Jules Isaac, Papa Giovanni XXIII, il cardinale Augustin Bea, Mons. John Oesterreicher, Dr. Joseph Lichten, Rabbi Abraham Joshua Heschel. Tuttavia, il documento era dovuto al lavoro di un cast più ampio di persone, che lavoravano in collaborazione per un periodo di decenni. Notre Dame de Sion, in particolare le suore, faceva parte di questo sforzo. Questo scritto si concentrerà in particolare sul ruolo delle suore e sulla loro evoluzione teologica dal 1945 al 1965, anno della promulgazione di Nostra Aetate.
Come si è evoluta questa congregazione religiosa, fondata nel 1847, con il mandato di pregare per la conversione degli ebrei, in una congregazione alcuni dei cui membri erano attivi nella stesura di bozze di materiale che divenne Nostra Aetate, paragrafo 4, sul rapporto della Chiesa con il popolo ebraico? Pur riconoscendo il contributo indispensabile delle religiose di Notre Dame de Sion (la congregazione maschile), questo documento si concentrerà sul ruolo delle suore, esaminando brevemente cinque elementi che hanno portato a quella trasformazione: 1) la vita del fondatore, Theodore Ratisbonne; 2) philosémitisme; 3) ressourcement; 4) la Shoah; 5) L’affaire Finaly.
Da Amici Israel a Nostra Aetate: cambiamenti nella comprensione teologica del popolo ebraico nella Chiesa cattolica,Dr. Claire Maligot
Questo documento analizza le ambiguità del Vaticano (Sant’Uffizio, Segreteria di Stato, papa) nei confronti delle nascenti relazioni interreligiose tra cristiani ed ebrei a partire dalla seconda guerra mondiale e dal “momento Seelisberg”. Mostra che le misure cautelative adottate da Roma nell’ottobre 1950, prese a livello disciplinare e dottrinale, ebbero effetti di lunga data su come organizzare contatti e discussioni con gli ebrei. Si interroga quindi sul percorso storiografico spesso evidenziato, da Seelisberg a Nostra Aetate, analizzando la resistenza cattolica al cambiamento, dalla curia romana ai vescovi delle loro diocesi. L’epoca pacelliana era un periodo in cui era difficile per la Chiesa come istituzione andare oltre la dichiarazione di Ratti che “siamo tutti spiritualmente semiti”, che aveva fatto un passo avanti insistendo sul fatto che l’antisemitismo era un atteggiamento anticristiano. Come ha reagito Roma alle aspirazioni ebraiche e cattoliche di andare oltre questa posizione e inventare nuovi percorsi?
Autocomprensione e comprensione dell’altro: Nostra Aetate e una teologia del dialogo, Rabbi David Maayan, St. Leo University
DISCUSSIONE
PAUSA 16:45 – 17:00
Sessione di chiusura
17:00 – 19:00
Questa sessione è composta dal vescovo ausiliare Étienne Vető in conversazione con il rabbino Dr. David Sandmel (Immediate Past Chair, International Jewish Committee for Interreligious Consultations), Dr. Alberto Melloni (Unesco Chairholder of the Chair on Religious Pluralism & Peace/FSCIRE, Università di Bologna); l’onorevole Deborah Lipstadt (inviata speciale degli Stati Uniti per monitorare e combattere l’antisemitismo e Dorot Professor of Modern Jewish History and Holocaust Studies, Emory University); e il Rev.do Padre Mark Lewis, SJ, (Rettore, Pontificia Università Gregoriana)
Ricevimento
19:00 – 21:00
Benvenuto dell’Onorevole Raphael Schutz, Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede
Intervento della Dott.ssa Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane