giovedì, 10 Ottobre 2024
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Da MUSSOLINI A BERLUSCONI: I SEGRETI DELLA PROPAGANDA

In questa prima puntata il documentarista e ricercatore storico Luca Martera ci parla della “propaganda” prendendo in considerazione quattro personaggi chiave che hanno attraversato la nostra Storia, ovverosia Mussolini, Andreotti, Berlusconi e Beppe Grillo, considerati all’estero dei maestri in fatto di propaganda.

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Cari amici di Erodoto TV oggi ci troviamo in compagnia di Luca Martera, documentarista e ricercatore storico, che ci parlerà di alcuni argomenti che svilupperemo in più puntate.

Enzo Antonio Cicchino: Ecco Luca quale sarà il primo argomento che tratterai per il nostro canale?

Luca Martera: “P” come propaganda, che è un termine tra l’altro latino, ma che non ha bisogno di traduzione in tutti i popoli. Gli italiani hanno fatto scuola in questo, hanno insegnato al mondo cosa era la propaganda, perché prima di Mussolini c’era e c’è ancora la Chiesa cattolica che ha dettato legge con Propaganda Fidae. Pertanto questo è un tema che mi ha sempre affascinato perché c’è tanto da scoprire. In fondo la storia del ‘900 è di solito quella che più ci appassiona, anche perché ci sono ancora tanti documenti tutti da esplorare.

Ma da lì mi è venuta l’idea, avendo lavorato come documentarista, di fare delle analogie tra alcuni dei personaggi più eminenti che hanno attraversato la nostra Storia capire meglio come siamo fatti noi italiani prendendo in considerazione quattro personaggi che ci hanno governato. Quindi si parte da Mussolini, si prosegue con Andreotti per arrivare a Berlusconi fino a Beppe Grillo. Io mi individuato in queste quattro figure quelle che all’estero molti hanno definito dei maestri in fatto di propaganda, perché l’Italia – come molti sapranno – è sempre è stata considerata un laboratorio politico. A fare da cerniera tra queste tre espressioni c’è Andreotti. Ma perché ho inserito Andreotti? Perché assieme agli altri tre che ho citato è il politico della prima Repubblica in assoluto più fotografato o ripreso e per certi versi anche esibizionista e a me quello che colpisce di Andreotti è che rappresenta l’assoluta negazione della telegenia; è gobbo, bruttarello, insomma, ha gli occhiali, ha una parlata in qualche modo radiofonica, non proprio da affabulatore come Berlusconi, solo che chiaramente tutti questi difetti li ha trasformati in un pregio, perché erano uniti alla sua proverbiale ironia e autoironia. E qui ci sarebbe da parlare sulla finta ironia e finta autoironia, perché Andreotti conosceva benissimo l’arte oratoria, le figure retoriche e quindi lui anticipava ogni obiezione tipica che poteva arrivare non tanto dai giornalisti – di cui non ha mai avuto timore dei giornalisti verso i quali ha sempre avuto un atteggiamento altezzoso come tutti i politici della prima Repubblica che consideravano i giornalisti assolutamente come servi – quanto piuttosto dai suoi concorrenti, e non sto parlando manco dei comunisti, ma dei concorrenti delle altre correnti democristiane, che erano i suoi veri nemici.

Tuttavia c’è stato effettivamente un episodio in cui Andreotti si è trovato davvero in difficoltà. Mi riferisco ad un’intervista ad opera di uno dei più grandi giornalisti italiani del ‘900, Giampaolo Pansa, il quale lo intervistò in un faccia a faccia televisivo a pochi giorni dall’assassinio del generale Dalla Chiesa. L’intervista dura un’ora, Pansa non lo molla un attimo, per per mezz’ora lo tartassa con domande sulla mafia in Sicilia chiedendogli esplicitamente del suo referente Salvo Lima.

Tutti gli altri particolari potrete scoprirli in questa intervista.

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© Enzo Antonio Cicchino, 2023

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