I rapporti con le organizzazioni resistenziali ed il ruolo svolto durante il rastrellamento del Quadraro del 17 aprile 1944, sferrato dalle truppe tedesche di occupazione di Roma comandate dal Ten Col. SS Herbert Kappler.
I rapporti con le organizzazioni resistenziali ed il ruolo svolto durante il rastrellamento del Quadraro del 17 aprile 1944, sferrato dalle truppe tedesche di occupazione di Roma comandate dal Ten Col. SS Herbert Kappler.
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Don Gioacchino Rey, graziosamente nominato da Papa PIO XII “Il Parroco delle trincee” in memoria dei suoi trascorsi come Cappellano Militare, nacque a Lenola in provincia di Latina (allora Caserta) il 26 luglio 1888, quarto di sei fratelli, nell’Arcidiocesi di Gaeta, ove venne ordinato sacerdote il 19 luglio 1914. Fu quindi nominato Cappellano Militare con il grado di Tenente durante la Prima Guerra Mondiale, dove svolse in modo encomiabile il suo ministero confortatore aggregato ai servizi sanitari, venendo anche insignito di una Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Esemplare e bella la motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor Militare:
Dopo aver servito come vice-parroco dapprima nella Parrocchia della Madonna dei Monti e successivamente in quella di San Giovanni dei Fiorentini, prese possesso della Parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio al Quadraro il 13 gennaio 1929. Morì improvvisamente a Roma il 13 dicembre 1944 presso l’Ospedale Umberto I° investito da un automezzo che salì sul marciapiede in Via Padova.
Don Gioacchino fu colui che si è battuto per quella che allora era la sua borgata, sia durante il rastrellamento del Quadraro del 17 aprile 1944, posto in essere dalle truppe tedesche di occupazione di Roma comandate dal Ten Col. SS Herbert Kappler, che nel successivo conforto e aiuto materiale verso le famiglie dei deportati al lavoro coatto, rimaste improvvisamente senza il sostegno economico derivante dal lavoro maschile – che all’epoca costituiva la quasi totalità del reddito familiare -, indipendentemente dal fatto che fossero suoi parrocchiani, cattolici o osservanti altre fedi, politiche o religiose.
Questo era dovuto al suo carattere coraggioso e poco prudente che nel momento del pericolo si spendeva senza riserve, convinto che, se la situazione lo richiedeva, era necessario agire al di là delle convenienze, essendo peraltro molto chiaro per lui che bisognava restare fedele alla propria ordinazione sacerdotale, come analiticamente rammentato dal Sen. Prof. Adriano Ossicini che ebbe a conoscerlo e che si salvò dal rastrellamento proprio per l’avvertimento inviatogli da Don Rey.
All’atto dell’occupazione tedesca di Roma, intrecciò rapporti con tutte le organizzazioni resistenziali che gravitavano nella zona alle quali fornì aiuti logistici, fornendo anche aiuti a persone ricercate dal regime quali soldati renitenti alla leva, alleati in fuga ed ebrei, al pari di altri sacerdoti romani come Don Pietro Pappagallo Medaglia d’oro al Merito Civile o come Don Giuseppe Morosini Medaglia d’oro al Valor Militare, che fu anch’egli Cappellano Militare e il cui fratello Salvatore Morosini era un insegnante che coadiuvava Don Gioacchino Rey nella parrocchia di Santa Maria del Buon Consiglio.
Dal racconto dei testimoni del rastrellamento e delle due convulse giornate successive, emerge la figura di un sacerdote di grande spessore morale e volontà indomabile che, dopo essersi offerto ai tedeschi come ostaggio al posto dei suoi parrocchiani, fece la spola fra Cinecittà e le famiglie del Quadraro, favorendo dei contatti tramite la sua persona nel far giungere ai parenti informazioni e messaggi dei rastrellati, venendo per questo più volte picchiato dai tedeschi; nelle traversie, tramite la propria intercessione riuscì a far rilasciare il Medico Condotto e il Farmacista, in quanto elementi indispensabili alla cura della salute degli abitanti della zona.
Quando infine vide portare via dagli stabilimenti di Cinecittà tramite autocarri, coloro che temeva non sarebbero più tornati, si inginocchiò e piangendo impartì la propria benedizione con il Vice-parroco Don Gino Zarattini che gli teneva una mano sulla spalla.
Grazie alla sua intuizione di prodigarsi per raccogliere i nominativi degli uomini che erano stati rastrellati, si è potuto successivamente e anche dopo il suo decesso, ricostruire la loro identità, in quanto gli elenchi redatti dai tedeschi sono andati distrutti o dispersi.
La lista di Don Gioacchino quindi, tramite le certificazioni individuali rilasciate dai parroci che a partire dal 1945 si sono succeduti alla guida della Chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio, ha permesso ai reduci della deportazione di ottenere, dopo il controllo effettuato dai Carabinieri della locale stazione Quadraro, le provvidenze e le facilitazioni dovute per legge, concesse nel tempo dallo Stato a favore dei deportati civili.
La figura e le gesta del Parroco sono emerse dall’oblio a seguito della ricerca storica sul Rastrellamento del Quadraro che l’ANRP (L’associazione nazionale reduci dalla prigionia) mi ha affidato più di tre anni fa, avviandola in occasione del 70° anniversario della liberazione di Roma. Si era deciso di porre attenzione anche al fenomeno della deportazione dei civili non politici e non razziali, di cui a tutt’oggi non esistono ricerche storiografiche organiche.
E’ stata quindi effettuata ed è tuttora in corso, una approfondita ricerca documentale ed anagrafica relativa alle vicende individuali dei deportati, spogliando fondi inediti presso le Istituzioni detentrici, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Roma e la Prefettura; i risultati confluiranno in un testo ragionato, corredato delle testimonianze dei rastrellati ancora viventi che ad oggi sono circa una decina.
Desidero infine concludere con un reverente e commosso pensiero, a cui vi invito idealmente ad unirvi, per la nobile memoria di Don Gioacchino Rey, uomo e sacerdote dalle virtù eroiche che si spese interamente per il suo prossimo e al quale ritengo che Santa Romana Chiesa, per dirla all’antica, non farà mai mancare da qui in avanti, il proprio sguardo materno.
Don Rey: il prete di Roma che si oppose ai nazifascisti
© Pierluigi Amen, 2022
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