Una ferita ancora aperta nella storia del nostro paese.
Una ferita ancora aperta nella storia del nostro paese.
La strage di Piazza della Loggia, che si consumò giusto cinquant’anni fa il 28 maggio 1974, rappresenta uno degli episodi più significativi e drammatici della storia italiana del dopoguerra. Questo evento si inserisce nel contesto tormentato degli anni ’70, un periodo contrassegnato dalla tensione politica, dal terrorismo e dai tentativi di destabilizzazione dello stato democratico da parte di forze estremiste. Il 28 maggio 1974, alle 10:12 del mattino, una bomba nascosta in un cestino portarifiuti esplose in Piazza della Loggia a Brescia, durante una manifestazione contro il terrorismo neofascista. Questo attentato provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre centodue, con una persona che morì in seguito alle ferite, portando il numero totale dei decessi a nove.
La fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 in Italia furono caratterizzati da frequenti scontri fra fazioni politiche contrapposte. Il paese era dilaniato dalle azioni delle Brigate Rosse, dell’ultradestra neofascista e da vari gruppi estremisti. La strategia della tensione, portata avanti da alcuni settori dell’estrema destra con il presunto supporto di segmenti deviati dello Stato e di servizi segreti occidentali, mirava a creare un clima di insicurezza e paura per favorire una svolta autoritaria. S’inserisce, quindi, in quel clima rovente degli anni di piombo, contrassegnati dalla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 (che causò diciassette vittime), la strage del treno Italicus del 4 agosto 1974 (che fece registrare dodici morti) e la strage di Bologna del 2 agosto 1980 (con ottantacinque morti).
Il 28 maggio 1974, a Brescia, si tenne una manifestazione antifascista organizzata dai sindacati e dagli attivisti di sinistra in risposta all’aumento degli attacchi violenti da parte dell’estrema destra. La manifestazione aveva l’obiettivo di denunciare e contrastare questa ondata di violenza. Alle 10:12, mentre la piazza era gremita di persone, una bomba esplose. L’ordigno, nascosto in un cestino dei rifiuti vicino a un pilastro della Loggia, causò la morte di otto persone e il ferimento di oltre cento individui. L’esplosione fu devastante non solo per la sua violenza fisica, ma anche per l’impatto psicologico e sociale che ebbe sull’intera nazione.
La bomba, contenente un chilogrammo di tritolo, era nascosta in un cestino della spazzatura. Quando esplose, causò devastazione e morte. La piazza era affollata di persone che partecipavano alla manifestazione, e l’impatto fu devastante2.
L’attentato fu perpetrato da membri del gruppo neofascista Ordine Nuovo, con presunti legami con i servizi segreti italiani dell’epoca. La motivazione dietro l’attacco era la strategia della tensione e l’intimidazione verso gli antifascisti che manifestavano contro il terrorismo nero e contro il Movimento Sociale Italiano (MSI)1.
Otto persone persero la vita nell’attentato, mentre altre 94 rimasero ferite. Nel corso del tempo, una persona ferita morì, portando il totale delle vittime a nove. Le vittime della strage erano partecipanti alla manifestazione, molti dei quali lavoratori e attivisti sindacali. I loro nomi sono diventati simboli del sacrificio per la libertà e la democrazia: Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi, Clementina Calzari Trebeschi, e Vittorio Zambarda. La loro memoria è ogni anno onorata con diverse manifestazioni commemorative che coinvolgono tutta la comunità bresciana e italiana. Questo evento ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva e nella storia italiana1
Le indagini sulla strage di Piazza della Loggia furono lunghe e complicate, segnate da continui depistaggi, errori procedurali e ostacoli di varia natura. Diversi processi e gradi di giudizio si susseguirono nei decenni seguenti, spesso senza riuscire a fare piena luce sui mandanti e sui responsabili materiali dell’attentato.
Nel 2015, dopo oltre quattro decenni di indagini e procedure giudiziarie, la Corte di Cassazione confermò le condanne per due esponenti dell’estrema destra: Carlo Maria Maggi, ex dirigente del movimento neofascista Ordine Nuovo, e Maurizio Tramonte, un collaboratore dei servizi segreti. Queste condanne rappresentano un riconoscimento tardivo della verità, ma molte domande restano senza risposta, in particolare riguardo al possibile coinvolgimento di settori deviati dello stato.
L’attentato di Piazza della Loggia sconvolse non solo la città di Brescia, ma l’intero paese. Le reazioni immediate furono di sgomento, dolore e rabbia. La strage accentuò la polarizzazione politica dell’epoca e stimolò un dibattito nazionale sulla violenza politica, il terrorismo e il ruolo delle istituzioni nella salvaguardia della democrazia. La percezione di insicurezza e la sensazione di un tradimento da parte di segmenti dello Stato stesso accentuarono il clima di sfiducia nelle istituzioni.
Ogni anno, Brescia dedica il 28 maggio alla memoria delle vittime della strage attraverso cerimonie ufficiali, discorsi pubblici e manifestazioni civili che coinvolgono autorità, cittadini e rappresentanti delle istituzioni. Piazza della Loggia è diventata un simbolo della resistenza contro il terrorismo e della lotta per la verità e la giustizia. La commemorazione non è solo un atto di ricordo, ma anche un impegno collettivo a non dimenticare e a promuovere i valori della democrazia e della legalità.
La strage di Piazza della Loggia a Brescia resta una ferita aperta nella storia italiana. Essa ricorda continuamente l’importanza della vigilanza democratica, della trasparenza delle istituzioni e della necessità di fare giustizia per le vittime del terrorismo. Comprendere appieno la complessità di questo evento e i suoi molteplici risvolti è essenziale per evitare che simili tragedie possano ripetersi in futuro.
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