Nuovi documenti dimostrano le pressioni dei diplomatici inglesi e americani su Pio XII per esortarlo a tacere sulle deportazioni naziste
La Pave Way Foundation, fondata dall’americano di origini ebraiche Gary Krupp, recentemente ha reso pubblica la scoperta della corrispondenza tra i rappresentanti del Regno Unito e degli Stati Uniti presso la Santa Sede, che rivela che gli alleati esercitarono pressioni su Pio XII col preciso intento di persuaderlo a non fare un discorso radiofonico di protesta mantenendo il silenzio sulle ignominiose deportazioni naziste degli ebrei ungheresi, seriamente preoccupati per le ulteriori nefaste ripercussioni che la sua protesta pubblica avrebbe generato. alla luce di questa nuova documentazione si può comprendere meglio il contesto storico nel quale si trovò ad agire Papa Pacelli. Al ritrovamento di questi documenti – come riferisce l’agenzia di stampa cattolica “Zenit” – ha partecipato il prof. Ronald Rychlak, docente di Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Mississippi e autore di varie pubblicazioni su Pio XII.L’Ambasciatore britannico confidò al diplomatico americano che “bisognava fare qualcosa per imporsi al Papa e far sì che non si esprimesse, perché ciò avrebbe avuto ripercussioni politiche molto gravi”. Gowen trascrisse la conversazione avuta con Osborne in una missiva che fece immediatamente pervenire a Taylor, promettendo all’ambasciatore britannico che avrebbe portato all’attenzione della diplomazia statunitense le sue preoccupazioni. Di conseguenza Gowen confidò a Taylor che ormai “si era capito che, in attesa della sua reazione, non avrebbe adottato alcun provvedimento nei confronti della Santa Sede”. Stando a questa corrispondenza tra il rappresentante britannico presso la Santa Sede, Sir D’Arcy Osborne, e il rappresentante del Presidente degli Stati Uniti in Vaticano, Myron Charles Taylor, rimasti finora inediti, in …
La Pave Way Foundation, fondata dall’americano di origini ebraiche Gary Krupp, recentemente ha reso pubblica la scoperta della corrispondenza tra i rappresentanti del Regno Unito e degli Stati Uniti presso la Santa Sede, che rivela che gli alleati esercitarono pressioni su Pio XII col preciso intento di persuaderlo a non fare un discorso radiofonico di protesta mantenendo il silenzio sulle ignominiose deportazioni naziste degli ebrei ungheresi, seriamente preoccupati per le ulteriori nefaste ripercussioni che la sua protesta pubblica avrebbe generato. alla luce di questa nuova documentazione si può comprendere meglio il contesto storico nel quale si trovò ad agire Papa Pacelli. Al ritrovamento di questi documenti – come riferisce l’agenzia di stampa cattolica “Zenit” – ha partecipato il prof. Ronald Rychlak, docente di Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Mississippi e autore di varie pubblicazioni su Pio XII.
L’Ambasciatore britannico confidò al diplomatico americano che “bisognava fare qualcosa per imporsi al Papa e far sì che non si esprimesse, perché ciò avrebbe avuto ripercussioni politiche molto gravi”. Gowen trascrisse la conversazione avuta con Osborne in una missiva che fece immediatamente pervenire a Taylor, promettendo all’ambasciatore britannico che avrebbe portato all’attenzione della diplomazia statunitense le sue preoccupazioni. Di conseguenza Gowen confidò a Taylor che ormai “si era capito che, in attesa della sua reazione, non avrebbe adottato alcun provvedimento nei confronti della Santa Sede”.
Stando a questa corrispondenza tra il rappresentante britannico presso la Santa Sede, Sir D’Arcy Osborne, e il rappresentante del Presidente degli Stati Uniti in Vaticano, Myron Charles Taylor, rimasti finora inediti, in una nota autografa stilata da da Franklin C. Gowen, assistente di Taylor, datata 7 novembre 1944, alle 12.45, viene riferito che D’Arcy Osborne “chiamò e disse che aveva paura che il Santo Padre lanciasse un appello via radio a favore degli ebrei d’Ungheria e che nel suo appello criticasse ciò che i russi stavano facendo nei territori occupati”.
In questa lettera Gowen afferma che monsignor Domenico Tardini, l’assistente segretario di Stato vaticano, gli aveva riferito 10 giorni prima che il Papa non avrebbe pronunciato “alcun appello radio, perché se lo avesse fatto, in tutta onestà, avrebbe criticato la Russia, un membro degli Alleati”. Gowen mise al corrente Taylor delle preoccupazioni espresse da Osborne esortandolo ad interporre i suoi buoni uffici con il pontefice. In quanto capo di uno Stato neutrale, papa Pacelli tuttavia subito si persuase che non poteva condannare i crimini di guerra di una parte senza condannare quelle degli altri.
“La semplice realtà, che sembra essere ignorata da molti critici, è che il Vaticano era un governo neutrale che ha usato la sua neutralità per salvare migliaia di vite”, ha rimarcato Gary Krupp.Tuttavia, il 19 novembre – meno di due settimane dopo la lettera scritta da Gowen – il Vaticano si unì agli Stati neutrali di Spagna, Portogallo, Svizzera e Svezia nel rivolgere un caloroso appello al governo ungherese per indurlo a più miti consigli e a porre fine alle deportazioni.
Proprio per questo, animato dal desiderio di scongiurare questo inutile strage, Pio XII prese carta e penna e scrisse un telegramma all’ammiraglio Miklós Horthy de Nagybánya, alleato dei nazisti che fungeva da reggente dello stato ungherese, col preciso intento di persuaderlo a fermare le deportazioni degli ebrei ungheresi –improvvisamente accelerate da Adolf Eichmann – verso i campi di sterminio polacchi, chiedendogli di utilizzare tutta la propria influenza per evitare ai perseguitati miseria e sventura.
Ecco il telegramma indirizzato a Pio XII SA Serenissima Nagybányai Nicolas Horthy, reggente d’Ungheria, Budapest, per il ventesimo anniversario della sua elezione al ‘felice di essere il ventesimo anniversario della elezione di Vostra Altezza come reggente d’Ungheria Siamo fermamente è bello a rinnovare i nostri voti per la prosperità di questa grande nazione e per la ‘felicità personale di Vostra Altezza quel tipo di memoria è per noi così strettamente legata a un evento grande e memorabile e l’ospitalità così cordiale che in questa occasione siamo stati sottoposti da parte Vostra Altezza.Ecco qui di seguito il testo ufficiale del telegramma del Papa, nr. 1571 (A.E.S. 6105/44) che reca la data del 25 giugno 1944.
Purtroppo, ahimè, le deportazioni cessate temporaneamente riprenderanno dopo la defenestrazione di Horthy. tuttavia, bisogna in questa sede anche valutare attentamente anche il meritorio lavoro svolto – seguendo precise direttive pontificie – in favore degli ebrei dai vari nunzi apostolici in Ungheria, Romania, Slovacchia e aggiungerei anche nella Croazia ustasha del poglavnik Ante Pavelic ad opera del Visitatore Apostolico inviato dal Papa l’abate bendettino di Montevergine mons. Giuseppe Ramiro Marcone di cui sto curando un saggio specifico che spero di portare a termine quanto prima.
Questa lettera, come dicevamo poc’anzi, reca la data del 7 novembre 1944, proprio mentre i nazisti stavano organizzando le deportazioni di massa degli ebrei dalla capitale ungherese Budapest presso i campi di sterminio in Polonia, Austria e Germania. Pochi mesi prima, per la precisione il 4 giugno 1944, la città eterna veniva liberata dalla Quinta Armata degli Stati Uniti e, pertanto, con il Vaticano dietro le linee alleate, il timore che, avendo acquisito più libertà d’azione, il Papa a quel punto avesse potuto lanciare i suoi strali contro la ferocia nazista, cominciava a turbare seriamente gli alleati.
“Un altro documento sull’aiuto ai rifugiati ebrei afferma chiaramente che la lettera doveva essere distrutta per evitare che cadesse nelle mani dei nemici”, ha spiegato Krupp in un comunicato. Infatti, in una lettera stilata da D’Arcy Osborne in data 20 aprile 1944 all’assistente del rappresentante americano Myron Taylor presso la S. Sede Harold Tittman, l’ambasciatore britannico consiglia vivamente di distruggere i documenti inviati per aiutare le organizzazioni statunitensi ebraiche, perché avrebbe potuto mettere a repentaglio la vita di un sacerdote italiano di nome “Benedetto” che si stava adoperando per salvare gli ebrei, qualora fosse finita nelle mani nemiche. Come sostiene la stessa Pave Way Foundation ciò dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, che l’opera di salvataggio degli ebrei è stata condotta in segreto e, pertanto, proprio per salvaguardare l’incolumità delle persone coinvolte, era consigliabile distruggere immediatamente ogni documento che potesse rivelare quest’opera condotta in piena clandestinità. questo anche in ottemperanza al ben noto principio evangelico che ammonisce:
Inoltre “Zenit” riferisce il ritrovamento di altri documenti estremamente significativi dell’agenzia internazionale JTA (Jewish Telegraph Agency) ad opera di Dimitri Cavalli, giornalista, ricercatore e collaboratore della Fondazione Pave the Way.
Questo materiale e video con testimonianze storiche possono essere consultati su https://www.ptwf.org/.
credo che qualsiasi persona debba giudicare con la propria coscienza e con il proprio cuore….i conflitti, guerre, tutto quanto puo’ diventare strumento di accuse o di diverse interpretazioni è sempre motivo di discussione, solo l’amore per DIO, l’amore per i fratelli, la solidarietà e l’aiuto in difesa dei deboli puo’ certamente far credere in quello che è stato veramente compiuto con la forza dell’amore e che stato messo nelle mani di Dio per il bene dei suoi figli, che sono tutti amati…..ed è bello credere che fare la carità o dare aiuto al debole, non debba essere ostentato ma …nel silenzio vi è il vero dono…..vi è il vero atto d’amore…… quell’amore che si tramanda e che non morirà mai…..
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Silvia Vesce Sandrini
credo che qualsiasi persona debba giudicare con la propria coscienza e con il proprio cuore….i conflitti, guerre, tutto quanto puo’ diventare strumento di accuse o di diverse interpretazioni è sempre motivo di discussione, solo l’amore per DIO, l’amore per i fratelli, la solidarietà e l’aiuto in difesa dei deboli puo’ certamente far credere in quello che è stato veramente compiuto con la forza dell’amore e che stato messo nelle mani di Dio per il bene dei suoi figli, che sono tutti amati…..ed è bello credere che fare la carità o dare aiuto al debole, non debba essere ostentato ma …nel silenzio vi è il vero dono…..vi è il vero atto d’amore…… quell’amore che si tramanda e che non morirà mai…..