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Operazione Crosspoint, pioggia di fuoco su Roma

Questa operazione fu decisa nel maggio del 1943 da Churchill e Roosevelt nel corso della Terza Conferenza di Washington (Trident), e scattò alle 11,03 in punto facendo registrare circa 3.000 vittime e circa 11.000 feriti.

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“Cadevano le bombe come neve, il 19 luglio a San Lorenzo”, cantava Francesco De Gregori nel celebre brano intitolato per l’appunto “San Lorenzo”, dedicato proprio al terribile bombardamento sferrato dall’aviazione alleata sull’omonimo quartiere romano che alla fine sarà il più colpito dagli Alleati durante il secondo conflitto mondiale.

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Bombardamento Alleato su Roma – Cinegiornale Istituto Luce

Ricordando questo tragico evento, l’iconografia ufficiale spesso ripropone questa foto in cui è immortalato Pio XII immerso tra la folla con le braccia spalancate, che in realtà non si riferisce al bombardamento del quartiere San Lorenzo di Roma sferrato dall’aviazione alleata nel pomeriggio del 19 luglio 1943 nel quale persero la vita circa 3.000 persone, ma al secondo raid del 13 agosto successivo allorché il pontefice si precipitò nei pressi della basilica di San Giovanni per cercare di portare il suo conforto ai fedeli duramente provati dalla terribile deflagrazione.

La basilica di San Lorenzo fuori le mura.

La sollecitudine con la quale Pio XII decise di recarsi senza scorta, intorno alle 17.30, a bordo di una Mercedes nera tra le macerie del quartiere di San Lorenzo, in effetti spiazzò perfino i fotoreporter tant’è che l’unica foto ufficiale di quell’evento fu scattata da un fotografo del quotidiano romano Il Messaggero e pubblicata il giorno successivo.

 Soltanto recentemente, in seguito ad un’inchiesta del quotidiano internazionale Metro, un appassionato di storia e fondatore del Gruppo Facebook “Roma Città Aperta”, Carlo Galeazzi, è riuscito a ritrovare on-line la foto autentica scattata dal fotoreporter della rivista francese Semaine Hebdomadaire illustré, pubblicata il 29 luglio 1943, che vi riproponiamo qui di seguito.

Fin dalle prime ore del mattino per le strade di Roma si respirava ancora l’odore acre dei quartieri sventrati dai micidiali ordigni sganciati dai bombardieri americani B17 che, il 19 luglio, in seguito all’“Operazione Crosspoint” (o “Notte di San Lorenzo”) decisa nel maggio del 1943 da Churchill e Roosevelt nel corso della Terza Conferenza di Washington (Trident),  Il bombardamento a tappeto della capitale iniziò alle 11,03 in punto e in un batter d’occhio seminò ovunque morte e distruzione facendo registrare circa 3.000 vittime e almeno 11.000 feriti proprio mentre si svolgeva a San Fermo, nel castello secentesco dell’industriale veneziano Achille Gaggia, una località isolata fuori Belluno a poco più di venti chilometri da Feltre, lo storico incontro tra Mussolini e Hitler.

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Roma – San Lorenzo, 19 luglio 1943. Bombardamento Anglo – Americano

Lo scopo principale di questa operazione era quello di prendere di mira gli scali ferroviari, San Lorenzo e Littorio, e gli aeroporti del Littorio e di Ciampino per ostacolare lo spostamento delle truppe dell’Asse verso la Sicilia appena sferrata l’operazione Husky con lo sbarco delle forze anglo-americane sulle coste siciliane previsto per il 10 luglio.

Vista dall’alto del bombardamento alleato di Roma.

La situazione, già di per sé molto precaria, era difatti precipitata irrimediabilmente il 10 luglio con lo sbarco sulle coste siciliane delle tredici divisioni Anglo-Americane. A quel punto il collasso del regime era ormai alle porte, tanto che già si incominciavano a percepire i segni del suo tramonto

Appena giunse nella sua residenza romana di Villa Torlonia di ritorno da Feltre, Mussolini racconterà:

“Per strada incontrai una quantità di gente che si recava in campagna a piedi o con ogni mezzo possibile di locomozione. La città aveva un aspetto tetro. Lunghe file di popolo si affollavano presso le fontane, perché le condutture dell’acqua erano state interrotte. A sera, da villa Torlonia, si vedevano ancora nel cielo i bagliori degli incendi. Roma aveva vissuto una spaventosa giornata di ferro e di fuoco, che aveva distrutto ogni illusione e creata una situazione piena di incognite”.

L’indomani il duce impartì precise disposizioni a tutti gli organi di stampa affinché questo triste evento fosse adoperato a proprio vantaggio, precisando che bisognava:

“Ricordare che i barbari rispettarono Roma; mettere l’accento sulle distruzioni anziché sulle visite; evitare ogni pietismo; maschio tono polemico”.

L’ordine, com’è facile immaginare, fu prontamente eseguito, tant’è che in prima pagina il Popolo d’Italia titolava: “Roma impavida dopo il barbaro bombardamento. I gangster erano comandati dal generale ebreo Lewis”.

© Giovanni Preziosi, 2023

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