RITROVATI I NOMI DEGLI EBREI NASCOSTI NEGLI ISTITUTI RELIGIOSI ROMANI PER SFUGGIRE ALLA DEPORTAZIONE
I documenti che finora erano assolutamente inediti sono stati rinvenuti nell’archivio del Pontificio Istituto Biblico. Gli elenchi si riferiscono a oltre 4.300 persone, delle quali 3.600 identificate per nome. Dal confronto con i documenti conservati nell’archivio della Comunità Ebraica di Roma, circa 3.200 risultano con certezza ebrei.
Nel comunicato stampa diffuso quest’oggi dal Pontificium Institutum Biblicum de Urbe, dalla Comunità Ebraica di Roma, dal Yad Vashem. The World Holocaust Remembrance Center e dall’International Institute for HolocaustResearch, si rende noto quanto segue:
Nell’archivio del Pontificio Istituto Biblico di Roma è stata rinvenuta una documentazione inedita che elenca le persone, in maggioranza ebree, protette dalle persecuzioni nazifasciste della Capitale grazie al rifugio loro offerto presso istituzioni ecclesiali della città. L’elenco delle congregazioni religiose ospitanti (100 congregazioni femminili e 55 maschili), insieme ai rispettivi numeri delle persone da loro ospitate, era già stato pubblicato dallo storico Renzo De Felice nel 1961, tuttavia la documentazione integrale era stata considerata perduta. Gli elenchi ora ritrovati si riferiscono a oltre 4.300 persone, delle quali 3.600 sono identificate per nome. Dal confronto con i documenti conservati nell’archivio della Comunità Ebraica di Roma, circa 3.200 risultano con certezza ebrei. Di questi ultimi sappiamo dove sono stati nascosti e, in talune circostanze, i luoghi di residenza prima della persecuzione. La documentazione incrementa così significativamente le informazioni sulla storia del salvataggio di ebrei nel contesto degli istituti religiosi di Roma. Per motivi di tutela della privacy, l’accesso al documento è al momento riservato. Il documento è stato presentato durante il workshop “Salvati. Gli ebrei nascosti negli istituti religiosi di Roma (1943-1944)” che si è tenuto il 7 settembre 2023 presso il Museo della Shoah di Roma. La documentazione rinvenuta è stata compilata dal gesuita italiano p. Gozzolino Birolo tra il giugno 1944 e la primavera del 1945, subito dopo la liberazione di Roma. Birolo è stato economo del Pontificio Istituto Biblico dal 1930 fino alla sua morte per cancro nel giugno 1945. Rettore dell’Istituto in questo periodo è stato il gesuita p. Augustin Bea, che fu creato cardinale nel 1959 e divenne noto per il suo impegno per il dialogo ebraico-cattolico, soprattutto per il documento del Vaticano II Nostra Aetate. Gli storici coinvolti nello studio dei nuovi documenti sono Claudio Procaccia, Direttore del Dipartimento Cultura della Comunità Ebraica di Roma, Grazia Loparco della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, Paul Oberholzer dell’Università Gregoriana e Iael Nidam-Orvieto, Direttore dell’Istituto Internazionale per la Ricerca sull’Olocausto dello Yad Vashem. La ricerca è stata coordinata da Dominik Markl (Pontificio Istituto Biblico e Università di Innsbruck) insieme al Rettore del Pontificio Istituto Biblico, il gesuita canadese Michael Kolarcik. Roma fu occupata dai nazisti per nove mesi, a partire dal 10 settembre 1943 fino a quando le forze alleate liberarono la città il 4 giugno 1944. In quell’arco di tempo la persecuzione degli ebrei determinò, tra l’altro, la deportazione e l’uccisione di quasi 2.000 persone, compresi centinaia di bambini e adolescenti, su una comunità di circa 10.000 – 15.000.
Comunicato Stampa Pontificio Istituto Biblico, 7 settembre 2023
Dopo l’apertura dell’Archivio Segreto Vaticano avvenuta, com’è noto il 2 marzo 2020, ripropongo un mio breve saggio pubblicato in un circostanziato articolo l’11 maggio 2011 nella pagine culturali del giornale ufficiale della Santa Sede “L’Osservatore Romano”, ripreso anche da varie testate e agenzie di stampa, dal titolo: “Quelle famiglie ebree che Pio XII fece nascondere in monastero”, frutto di una meticolosa ricerca condotta alcuni anni or sono nell’Archivio Generale della Società del Sacro Cuore, un istituto di diritto pontificio che ancora oggi sorge sul Gianicolo.
Nel corso di questa ricerca, infatti, ho avuto modo di rinvenire dei documenti assolutamente inediti, che ritengo possano contribuire a far luce sui presunti “silenzi” di Pio XII in merito alla Shoah e fornire un’ulteriore chiave di lettura su questa vexata quaestio per scrivere finalmente la parola fine su questa vicenda, per certi aspetti alquanto capziosa e frutto di condizionamenti ideologici cui ritengo che uno storico farebbe bene a tenersi lontano facendo parlare piuttosto i documenti e mantenendosi il più possibile au-dessus de la mélée.
Ho pubblicato su History Files Network questo articolo dal titolo: