Il 30 gennaio 2025 si è svolta a Teramo la cerimonia per la consegna della medaglia di Giusto Tra le Nazioni del Memoriale della Shoah Yad Vashem di Gerusalemme ai discendenti di Umberto Adamoli, Tenente Colonnello della Guardia di Finanza e Podestà di Teramo all’epoca dei fatti. Egli si distinse per l’eroico comportamento che tenne dopo l’8 settembre 1943 nei confronti di decine di ebrei che si trovavano sul territorio abruzzese: molti di loro erano triestini, altri fiumani, francesi, ungheresi, in parte nascosti e in parte internati nei vari campi di concentramento sparsi nella provincia di Teramo. Tutti gli ebrei erano destinati allo sterminio.

Umberto Adamoli si prodigò nell’avvertirli di fuggire prima dell’arresto e deportazione, nel fornire loro assistenza e rifugi sicuri, nel nasconderli personalmente come fece con Morpurgo, industriale triestino delle famose Distillerie Stock, occultato nella villa del Podestà come emerge dalle sue memorie.

Mi sono resa conto che la figura di Umberto Adamoli presenta straordinarie analogie con quella di Oskar Schindler: il primo era un Podestà convintamente fascista e il secondo era membro del Partito Nazista. Adamoli era un politico e un militare che usò il potere per salvare vite. Schindler era un imprenditore con il senso per gli affari che invece usò il denaro per riscattare ebrei dalla morte. Entrambi erano uomini che fecero la cosa giusta e al momento opportuno scelsero di salvare la vita altrui rischiando la propria. A guerra finita entrambi furono arrestati e sarebbero stati probabilmente condannati a morte – perché appartenenti ai due regimi sconfitti – se non fossero stati scagionati proprio dagli ebrei che avevano protetto.

La cerimonia della consegna della medaglia di “Giusto tra le nazioni” conferita a Umberto Adamoli

Chi era Umberto Adamoli

Nel cuore del piccolo borgo di Narro, a Piazzetta Fragorosa, nasceva Giuseppe Maria Adamoli, il 10 ottobre 1810 da Carlo Bernardo e Martina Volpi. Quinto di 11 fratelli, Umberto Adamoli nasce a Teramo, nei pressi di Frondarola, il 10 maggio 1878, da Gelasio e Carolina Marotta. Trascorsa l’infanzia tra Rocciano e Tempera (L’Aquila), si appresta ad entrare in seminario ma in seguito a lutti familiari e difficoltà economiche del padre, che è costretto ad abbandonare la fonderia di rame che gestisce, nel 1892 si trasferisce con la famiglia a Giffoni Vallepiana (Salerno), paese di origine della madre, dove non gli è possibile frequentare una scuola.
A soli 17 anni presenta la domanda per intraprendere la carriera militare, scegliendo il corpo della Guardia di Finanza, ed al compimento del diciottesimo anno di età, entrato nell’arma delle Fiamme Gialle, parte per Maddaloni. Superati gli esami viene destinato ad Oria, sul lago di Lugano, dove nei turni liberi dal servizio si dedica agli studi interrotti anni prima, e frequenta la casa dello scrittore Antonio Fogazzaro, conosciuto sul piroscafo che frequenta per lo svolgimento del proprio servizio.
Con la morte del padre, avvenuta nel 1899, è costretto a congedarsi dalla Guardia di Finanza per motivi familiari, ma è successivamente riammesso nel corpo e destinato prima a Cavallasca, quindi a Firenze, dove è ripristinato nel grado.
Dopo la perdita della madre, avvenuta nel 1904, viene ammesso alla Scuola per Allievi Ufficiali di Caserta, e supera il corso dopo due anni di frequenza. Destinato prima a Grosseto e poi ad Ascoli Piceno, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, dopo un corso sulle mitragliatrici svolto a Parma, viene destinato al centro di mobilitazione di Torino e passa l’intero corso del conflitto in prima linea, col grado di tenente, comandante la Sezione Mitragliatrice della Regia Guardia di Finanza. Decorato con Medaglia d’Argento in seguito alla partecipazione ad importanti azioni di guerra svoltesi sul Costesin nel maggio del 1916, al termine del conflitto è destinato, con il grado di capitano, nel borgo di Servola, lasciato dopo 1 anno per raggiungere Chieti.
Dopo il matrimonio con Clarice Cameli avvenuto nel giugno 1921, in attesa della promozione a maggiore, viene trasferito da Chieti a Messina, quindi nel 1928 lascia il Corpo della Guardia di Finanza con il grado di Colonnello.
Ritiratosi con la famiglia a Silvi Marina, viene chiamato in qualità di Podestà a capo del comune di Silvi, dove rimane per 3 anni. Tornato a Teramo, nel 1939 diventa Podestà della città, carica che conserva fino all’avvento della liberazione, e distinguendosi per un atto di eroismo nel periodo dell’occupazione tedesca, essendosi offerto in ostaggio ai tedeschi che intendevano operare una rappresaglia nei confronti di 100 cittadini teramani, dopo i fatti di Bosco Martese.
Dopo la scomparsa della moglie Clarice avvenuta nel 1951, senza figli, trascorre tra Teramo e Silvi gli ultimi anni della sua vita, dedicandosi a diverse attività in enti cittadini e cimentandosi come scrittore di romanzi storici (‘I banditi del Martese’), testi teatrali di ispirazione storica (‘Berardo di Pagliara’, ‘L’Angelo del Gran Sasso’) ed autobiografica (‘Veglia al confine’, ‘Il bimbo di Oria’). Muore a Teramo il 27 settembre 1962.

Meir Polacco e Paola Fargion che hanno condotto la ricerca storica

Le lettere di riconoscenza degli ebrei salvati

Per la loro liberazione furono determinanti le lettere di riconoscenza e ringraziamento sottoscritte dai salvati…

Nel caso di Umberto Adamoli, decine di famiglie ebraiche che poi si imbarcarono per la Palestina, le Americhe o che fecero ritorno in Francia e Trieste: i Canarutto, Godelli, Fano, Holzer, Viterbo, Gross, Behar, Papo, Roditi, Stein e tanti altri che non poterono firmare perché avevano già lasciato Teramo appena finita la guerra.

Ebrei aiutati Campo internamento

Io ho una speranza: che la notizia di questo straordinario riconoscimento raggiunga loro e i loro figli, nipoti e pronipoti ovunque essi siano, per poter assistere anche in Italia, come nell’ultima scena del film di Steven Spielberg, alla fila interminabile di discendenti riconoscenti sulla tomba di Umberto Adamoli, l’uomo che ha permesso loro di nascere. Egli riposa nella cappella di famiglia del Cimitero di Teramo.

Clarice Adamoli riceve l’onorificenza di Yad Vashem dalle mani dell’ambasciatore israeliano in Italia Jonathan Peled
Paola Fargion con Clarice Adamoli

E poi ho un’altra speranza: di vedere finalmente smilitarizzati cerimonie, eventi, incontri in cui siano protagonisti ebrei. Vorrei potermi sedere in una platea senza Carabinieri alla porta o poliziotti in borghese che sorvegliano e proteggono la nostra incolumità.  Vorrei sentirmi libera di esprimere le mie idee e la mia appartenenza all’ebraismo e ad Israele senza provare vergogna o paura. Vorrei poter presentare il mio Progetto o i miei romanzi senza dover affrontare individui carichi d’odio ed ignoranza di destra e sinistra, con il braccio teso, la kafiah al collo o il giudizio a fil di labbra, come accaduto in un liceo a Pistoia, presso un circolo di intellettuali in Brianza e in una libreria del centro di Milano, la mia città. Sarebbe il trionfo della democrazia e dei più alti valori dell’uomo sul pregiudizio e sull’ideologia antisemiti che da millenni permeano trasversalmente la cultura e la società mondiali.

Forse in futuro…

Chissà quanto ancora dovremo attendere perché questa speranza diventi una certezza.

Contributi Video della cerimonia

L’intervento dell’ambasciatore di Israele Jonathan Peled
L’intervista della nipote Clarice Adamoli rilasciata a Certastampa
L’intervista a Paola Fargion rilasciata a Certastampa

© Paola Fargion, 2025

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