Il 15 gennaio del 2018, l’Istituto per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto Yad Vashem, dopo accurate indagini, ha deciso di conferire questa alta onorificenza ai due coniugi monterchiesi, Gonippo e Nova Massi, perché nel corso degli anni roventi del secondo conflitto mondiale, quando fu sferrata in grande stile a “soluzione finale” del popolo ebraico, a repentaglio della propria vita, senza alcuna esitazione, ospitarono nella propria abitazione che sorgeva in località Vicchio a Monterchi per l’appunto, due famiglie ebree di origine slovena composte dalla diciottenne Oly, al secolo Olga Lukac, che parlava cinque lingue e suonava il pianoforte, la quale con la sua famiglia e quella degli zii, erano ormai destinate al campo di concentramento di Renicci.
Correva l’anno 1942 quando, in pieno inverno le due famiglie slovene, come del resto tante altri loro correligionari, da Lubiana a bordo di uno di quei vagoni piombati adoperati per la deportazione degli ebrei furono trasferiti ad Anghiari. Nella località di Renicci in quel periodo furono destinati oltre 10.000 prigionieri. Tuttavia, proprio quando ormai la loro sorte sembrava segnata, la famiglia Lukac incontrò sulla propria strada i coniugi Gonippo e Nova Massi che, senza battere ciglio, subito si offrirono di ospitarli nella loro abitazione in località Vicchio a Monterchi prendendosi cura di tutti loro scongiurando così il pericolo che incombeva su di loro, tant’è che grazie a quel loro provvidenziale intervento non giunsero mai al campo di concentramento di Renicci.
“Il figlio di Gonippo, ormai ottantenne, è tornato a Monterchi e ci ha lasciato un plico con le memorie di quei giorni – riferisce Lina Guadagni, direttrice del Museo della Madonna del Parto, alla quale sono stati consegnati i documenti – aveva paura che si perdesse la memoria di quanto accaduto. Così abbiamo scoperto che Massi il giorno dell’arrivo del convoglio si recò con un carro ad Anghiari e che trasse in salvo le due famiglie, ovvero i due fratelli Lukac, le loro mogli e i loro figli, probabilmente 8 persone tra adulti e bambini. (…)
Gonippo e Nova ospitarono fino alla fine della guerra le due famiglie – continua la direttrice – dai documenti emerge che davano loro consigli per non esporsi troppo, suggerivano di vestirsi in modo dimesso, e quando si muovevano per andare al lavoro, nei campi, o comunque fuori da Vicchio, restavano insieme”.
La famiglia di Olga Lukac rimase nascosta a Vicchio, lontana da occhi indiscreti, fino alla fine della guerra, dopodiché decisero di far ritorno in Slovenia sani e salvi.
Mio padre era molto altruista e generoso con tutti – scrive nelle sue memorie il figlio di Gonippo e Nova, Adelmo Massi – una mattina, di buonora, attaccò le vacche al carro e andò alla Libbia per prelevare in un campo di raccolta, dei profughi che venivano dalla Jugoslavia, quattro famiglie di ebrei, con grande nostro rischio se fossimo stati scoperti dai tedeschi. Tre con cognome Lukac rimasero a casa mia e una da mia zia Concetta a Padonchia.
Adelmo Massi
Il signor Lukac – aggiunge – era un signore molto distinto, ed era stato direttore della Banca di Lubiana. Mi ricordo che mio padre gli diceva di vestirsi un po’ trasandato, per non dare nell’occhio ai tedeschi. Aveva una figlia di nome Olga che parlava correntemente sette lingue, compreso il tedesco. Fu quello che in molte circostanze ci tolse dai guai, ammansendo col parlare i tedeschi che cercavano sempre il bestiame, e non trovandolo si arrabbiavano.
A ricevere questo importante riconoscimento, purtroppo, non sono stati i due audaci coniugi Gonippo e Nova Massi, scomparsi purtroppo nel 1976, ma i loro eredi che attualmente abitano proprio in quella casa che nascose le due famiglie ebree ferocemente braccate dai nazifascisti.
Nel corso della cerimonia, dopo i saluti del sindaco Alfredo Romanelli e l’intervento dei rappresentanti delle autorità locali e le testimonianze dei salvati e dei loro salvatori, infine fu affidata la prolusione a Sara Ghilad dell’ambasciata di Israele in Italia che consegnò ufficialmente l’onorificenza di “Giusto tra le Nazioni” in memoria di Gonippo e Nova Massi nelle mani dei loro discendenti.
© Giovanni Preziosi, 2023
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